Perché Chiellini è uscito proprio al 17’ di Juve-Lazio per l’ultima standing ovation allo stadio
Diciassette minuti di gioco. Il tempo di sudare un po' la maglia e alzare le braccia verso il cielo per il gol di Dusan Vlahovic alla Lazio poi Massimiliano Allegri richiama subito in panchina Giorgio Chiellini. Gli aveva concesso la soddisfazione di essere nella formazione titolare e scendere in campo dall'inizio, perché lo ha cambiato subito? Un indizio c'era già stato: Matthijs de Ligt (che ne prende il posto) era già a bordo campo a scaldarsi perché era tutto programmato.
Non c'è alcuna ragione di carattere fisico (niente infortunio) ma dietro quel momento del match c'è una scelta precisa: 17 è il numero delle stagioni che il difensore ha disputato in maglia bianconera a cominciare dall'estate del 2005 quando lasciò la Fiorentina. È un pezzo importante di storia della squadra che in Italia ha vinto tutto nell'ultimo decennio e ha sfiorato per due volte l'apoteosi della Champions League dopo aver conosciuto anche i momenti più bui del suo percorso sportivo a Torino.
E al 17°, tra commozione e uno scroscio di applausi assordante, "Chi3llo" (come la coreografia dedicatagli dai tifosi) ha lasciato il rettangolo verde con gli occhi lucidi e un sorriso stampato sul viso. È l'espressione del guerriero che sa di aver dato tutto e anche se fa male andar via, lo fa senza alcun rimpianto. Pronto a godersi un bel tramonto in attesa della prossima alba, come ha scritto nel post condiviso sui social al quale ha affidato una lunga lettera di addio al suo mondo.
Standing ovation e sventolio di bandierine bianconere. Il colpo d'occhio dell'Allianz Stadium regala un bello spettacolo nella serata del posticipo che alla classifica serve davvero a poco, ma concede egualmente attimi indimenticabili per il saluto e il tributo a "King Giorgio". Sono 560 le presenze con la ‘vecchia signora', 36 le reti realizzate e 25 gli assist che ha servito ai compagni di squadra: tutta una vita sfumata anche d'Azzurro, quello della Nazionale dove ha conosciuto la polvere delle mancate qualificazioni ai Mondiali e l'altare del trionfo agli Europei in Inghilterra.
Simbolismo juventino. C'è ancora un dettaglio catturato dalle telecamere mentre Chiellini abbandona il prato. Si avvicina a Paulo Dybala, lo abbraccia e gli lega sul braccio la fascia di capitano. Ma non era Bonucci il suo erede nello spogliatoio? Sì, come annunciato da Allegri. Quella contro i capitolini, però, è una gara speciale anche per la Joya che a fine campionato andrà via a parametro zero. La concessione a lui di quella stringa è un saluto che vale più di mille parole. Vlahovic mimerà anche la sua esultanza facendo la maschera. Sipario. Coraggio, il meglio è passato. O ancora deve venire.