Perché Bonucci continua a essere convocato in Nazionale se fa grossa fatica nella Juventus
In questa stagione Leonardo Bonucci ha giocato 21 partite con la Juventus, solo 13 in campionato, per molte settimane è stato ai box o in panchina a causa di una serie di problemi muscolari e di cattivo stato di forma dovuto alle troppe partite saltate. Oggi però lo ritroviamo convocato in Nazionale e potrebbe essere titolare nella partita contro l’Inghilterra (al netto di altri problemini fisici che ha accusato nelle ultime ore). Su Bonucci, come accade ormai da un po’ di tempo, si sono scatenate polemiche. La tesi è: dopo tutti questi infortuni pensare a Bonucci come uomo centrale della difesa e del gioco azzurro è pura follia.
Ma chi è Bonucci per questa Nazionale? Molti di quelli che criticano questa convocazione, l’11 luglio 2021 esultavano con Bonucci e Chiellini quando sul prato di Wembley suggerivano proprio agli inglesi di mangiare altra pasta prima di pensare di affrontarli e batterli. Bonucci in quell’Europeo è stato eccezionale per gestione della fase difensiva, capacità di marcare il proprio uomo e bravura nel far uscire la palla dalla difesa e tramutare le azioni in offensive. Tutti quell’estate pensavano che uno dei migliori difensori al mondo fosse lui.
Passano pochi mesi, Chiellini dà l’addio alla Nazionale e Bonucci diventa il capitano della squadra, il leader ufficiale del gruppo. Tutti quelli che hanno anche minimamente giocato a calcio sanno che non si può fare fuori dall’oggi al domani il capitano, men che meno il capitano della Nazionale, in quanto è lui l’uomo che in pochissimi giorni insieme tiene sul pezzo il gruppo, lo guida, lo sa ascoltare e scambia con il tecnico (magari insieme ad altri tecnici e pochi altri uomini storici del gruppo) le riflessioni più importanti sullo stato del gruppo stesso. Pensare di fare fuori il capitano della Nazionale perché quest’anno ha giocato poco è un’assurdità. Quindi Leonardo Bonucci è in Nazionale oggi e lo sarà almeno fino al prossimo anno perché è ancora un ottimo difensore e in quanto capitano della squadra.
C’è però un elemento che bisogna considerare e che di sicuro Mancini e tutto il suo staff non tralascerà. Che tipo di difensore è Bonucci oggi? Se guardiamo al campionato italiano e prendiamo i due difensori centrali della squadra che sta meravigliando il mondo, il Napoli di Spalletti, ci rendiamo conto di quanto Bonucci sia distante da Kim e Rrahmani, I due del Napoli sono costantemente in aggressione, non indietreggiano quasi mai e amano più portare il pallone che giocarlo magari con un lancio lungo, affidando la regia dal basso completamente a Lobotka. Se prendiamo questi due esempi, Bonucci sembra venire da un’altra pianeta, un pianeta che Mancini vuole continuare a esplorare? Questa è la vera domanda che bisogna farsi in relazione a Bonucci.
Se il Napoli deve insegnarci qualcosa è l’atteggiamento aggressivo che ha la difesa e che di conseguenza si sposta anche sul centrocampo. Con Bonucci questo atteggiamento non si può realizzare, perché non ha la rapidità, il senso dell’anticipo e ormai nemmeno più la forza per metterlo in pratica. Scegliere Bonucci è ideologicamente una scelta netta, ovvero quella di impostare una squadra d’attesa, capace di chiudersi a riccio e ripartire, seguendo quello che alla perfezione hanno fatto Inter e Milan nelle loro notti europee in trasferta.
Su Bonucci gira molto dell’idea di calcio che Mancini vorrà proporre da qui fino a Germania 2024 (nella speranza di arrivarci perché il nostro girone è ostico). Se l’obiettivo è consolidare un gruppo e proporre una sorta di gioco all’italiana 3.0, allora Bonucci è il perno di tutto. Se invece si vuole proseguire in quello che Mancini aveva creato per portarci all’Europeo 2021, ovvero un calcio moderno, fatto di possesso palla e squadra corta, allora Bonucci potrebbe non essere più l’uomo adatto al centro della difesa, anche se non può lasciare il gruppo in quanto capitano dello stesso.
Insomma un bel groviglio. Ma è un groviglio che uomini e professionisti possono sciogliere con intelligenza e il desiderio di fare il bene per la Nazionale. La nostra speranza è che ci si intenda prima dei grandi appuntamenti (a giugno c’è la Nations League, primo banco di prova), così da arrivare senza dubbi quando serve avere una chiara identità.