Perché Allegri non vuole dare (e non darà) le dimissioni da allenatore della Juventus
Max Allegri sul banco degli imputati per l'attuale fallimento della Juventus. La società non si espone, evita di trattare l'argomento esonero che però pervade il web ed è uno dei temi più inflazionati dagli stessi tifosi bianconeri, stravolti dall'ultimo ko in campionato a Monza e successivo ad una escalation di risultati e prestazioni sempre più verso il basso.
La sconfitta al Brianteo contro l'ultima in classifica, a zero vittorie dopo 6 giornate e con soli 4 gol all'attivo è stata la classica goccia che ha fatto tracimare il vaso. Una prestazione che ha certificato le evidenti difficoltà di un gruppo che stenta a identificarsi con il concetto di squadra e che ha mostrato in 90 minuti ciò che si era già palesato in diverse situazioni precedenti, sia in Italia che in Europa. A far saltare il banco è stata la neo promossa, ma già dopo l'inaccettabile sconfitta interna con il Benfica, nella famosa "partita da vincere", si era ben capito che qualcosa si fosse inceppato all'interno dei meccanismi bianconeri.
A dar contro il tecnico non solo i risultati, pessimi, ma anche la cronica mancanza di gioco e spettacolo da sempre contestatagli dai tifosi della Juventus che mai hanno digerito fino in fondo la teoria del "corto muso" oggi più che mai criticata anche di fronte all'evidente confusione dello stesso allenatore, in difficoltà nel fornire un senso logico a ciò che sta accadendo in campo e fuori. L'atteggiamento nello sky box di Monza in cui era relegato per l'ultima squalifica, ha mostrato un tecnico sull'orlo di una crisi di nervi, fischiato e contestato in tribuna, con il tifo che ne richiede a gran voce l'esonero o le dimissioni.
Un contesto difficile, in cui la sosta per la Nazionale arriva come balsamo, ridando alla società e ad Allegri il tempo necessario per riordinare idee e programmi, ripresentandosi ai blocchi di partenza con tutt'altra immagine da riconsegnare ai propri tifosi. La linea societaria è sempre stata di basso profilo di fronte alle richieste di un cambio in panchina: mai si è palesato il minimo sentore al riguardo e anche le dichiarazioni di Landucci, storico vice – a Monza in prima linea – ne hanno ulteriormente identificato il pensiero: "È certamente un momento difficile, i tifosi non sono contenti e non lo siamo nemmeno noi. Non resta che lavorare per migliorare, ma mi riferisco anche allo staff e all'allenatore".
Messaggio forte e chiaro, anche chi imputa ad Allegri la ricerca costante di alibi sulle assenze o per diversi giocatori non al meglio delle condizioni: "Il gruppo è sempre stato sano. Chiaro, quando mancano 4-5 giocatori importanti si sentono ma non è mai stata una scusa: i problemi sono risolvibili e sono convinto che miglioreremo tornando a rivedere l'azzurro". Dunque, massima coesione interna, sia dirigenziale sia tecnica con Allegri che ritiene di avere tutto il necessario per continuare il proprio mandato, tornando a concentrarsi sul gruppo, lo spogliatoio, il gioco e i risultati.
Eppure gran parte della tifoseria bianconera è sempre sul piede di guerra e da tempo attendeva l'attuale crisi del tecnico. Mai totalmente riabbracciato al suo rientro dalla pausa sabbatica, mai convinti completamente delle dichiarazioni di pazienza e calma nel dover ricostruire da capo un nuovo ciclo che richiede tempo ed è obbligato ad attraversare anche momenti bui come l'attuale. E così, la domanda: perché la società non lo esonera, ostinandosi a proseguire un progetto che molto probabilmente stenta ad essere condiviso dagli stessi giocatori in rosa?
La verità è che se la Juventus ad oggi non ha alcuna intenzione di mettere in discussione Allegri sul fronte tecnico, lo fa anche per una gestione di bilanci. Quando è tornato in bianconero, richiamato a gran voce dalla presidenza, ha firmato un lauto accordo, con un contratto da mille e una favola: 7 milioni a stagione per 4 anni, fino al 2025. E qui si incastrano le dichiarazioni dell'ad bianconero Maurizio Arrivabene, tra il serio e il sibillino nella oramai virale risposta sul possibile cambio in panchina: "Lo paghi tu quello nuovo che arriva?".
Dunque, l'alternativa reale su questo aspetto, sarebbe solamente una: dimissioni. Ma Allegri non presenterà mai sul tavolo la lettera da consegnare nelle mani di Arrivabene o di Agnelli, perché non è nelle sue corde e perché ha l'orgoglio e la testardaggine di chi sa che tutto può ritornare per il verso giusto. La solidità di Allegri si basa anche su quanto ha fatto nella Juventus e per la Juventus nel recente passato.
Probabilmente non ha avuto la squadra che sperava di ottenere dal mercato estivo, di certo ha dovuto far fronte a infortuni che ne hanno spezzato sul nascere i buoni propositi (Chiesa, Pogba, Di Maria ancora a metà servizio). Non sono lette dalla società come scuse o alibi, ma attuali attenuanti che gli si può concedere, non ad oltranza ma a tempo. Oggi si sta provando a fare di necessità virtù, in attesa di tempi migliori. Se non arrivassero, domani si dovrà affrontare il problema in modo diretto, con scelte radicali. Senza le dimissioni, che non arriverebbero comunque, anche pensando all'esonero: cercando di dimenticare i 7 milioni pattuiti solo due estati fa.