Perché alla Juventus conviene finire in Conference dopo il patteggiamento sulla manovra stipendi
Chiudere i conti anche con la Uefa e farlo con una mossa astuta che comporta un sacrificio indolore. Nella strategia del patteggiamento Juve sulla manovra stipendi c'è anche quest'aspetto molto importante per limitare al massimo l'impatto delle sanzioni che da Nyon possono infliggere ai bianconeri. L'obiettivo è chiaro, il piano s'intreccia con la trattativa fatta in Italia con la Procura federale per sanare oggi e subito le questioni più spinose (e pericolose) relative agli accordi economici coi calciatori, i rapporti con gli agenti e le partnership con altre società.
A Torino hanno messo in conto che, tutto sommato, riuscire a conservare il settimo posto in campionato e qualificarsi per la Conference League può anche andare bene così che, nel caso la Uefa estrometta il club dalle competizioni continentali, saltare la coppa meno ricca è il male minore. Meglio ingoiare il boccone amaro e togliersi il pensiero ora piuttosto che disputare un'altra stagione con l'angoscia di un'esclusione che – in caso di mancato piazzamento in zona Europa – terrebbe di fatto i bianconeri fuori per due anni consecutivi.
In questa ottica s'inserisce il calcolo della penalità che la Procura federale potrebbe aggiungere a una sanzione pecuniaria: -2, -3 punti al massimo per rendere saldo il 7° posto (la Juve è a 59 punti, con una proiezione di 57 o 56 in base alla sanzione) rispetto alla possibilità di agganciare la Roma (se battuta dallo Spezia, sarebbe comunque in vantaggio nel bilancio degli scontri diretti) oppure alle ambizioni di Torino e Fiorentina (53 punti).
Ipotesi, nell'attesa che arrivi la sentenza del Tribunale a chiarire qual è stata la portata dell'intesa raggiunta sul patteggiamento con la Procura federale. La possibilità che venga messa una pietra sopra all'intera vicenda con una maxi-multa è altrettanto forte e sembra la direzione che ha messo d'accordo tutti.
Una ‘stretta di mano' favorita anche da un dettaglio importante: con un patteggiamento effettuato dopo (e non prima) il deferimento non c'è alcun bisogno di passare al vaglio del Presidente federale, del Consiglio e poi ricevere il benestare della Procura generale dello Sport.
Nel caso specifico il deferimento comunicato il 9 maggio scorso ha di fatto preparato il terreno alla condivisione tra le parti (la Juve, la Procura) e con l'organo giudicante (Tribunale). Così tutte le tessere del mosaico sarebbero a posto. E la Juve potrebbe ripartire facendo tabula rasa del passato.