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Per Mertesacker, quando il calcio diventa un nemico: “Prima di giocare mi veniva da vomitare”

Non solo rose e fiori, la vita dei calciatori comporta grandi sacrifici e la convivenza con un’enorme pressione. Ne sa qualcosa Per Mertesacker, ex baluardo della nazionale tedesca, che ha raccontato della nausea accusata prima delle partite di calcio: “Dovevo andare in bagno subito dopo essermi alzato, subito dopo colazione, di nuovo dopo pranzo e di nuovo allo stadio. Come se tutto mi facesse venire voglia di vomitare”.
A cura di Marco Beltrami
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Non è tutto oro quello che luccica. La vita di un calciatore professionista comporta anche grandi sacrifici e porta a convivere con un'enorme pressione. Ne sa qualcosa Per Mertesacker, ex difensore di Hannover, Werder Brema, Arsenal (dove oggi lavora come vice-allenatore) e della nazionale tedesca con cui ha vinto i Mondiali nel 2014. Il gigante classe 1984 ha raccontato il suo rapporto di amore-odio con il pallone e della nausea che lo ha accompagnato prima delle partite, costringendolo spesso e volentieri a vomitare per lo stress e l'ansia da prestazione in campo.

In pochi avrebbero immaginato che quel colosso tedesco di quasi 2 metri, che sembrava così "glaciale", in realtà sentiva così tanto il peso della pressione prima delle partite. Per Mertesacker in un'intervista allo Spiegel del passato ha parlato di quello che si nasconde spesso dietro l'immagine di successo dei calciatori: "Sono consapevole della vita privilegiata che conduco, ma questa è la prima volta che parlo della nausea. Il mio stomaco iniziava a ribollire e mi sentivo come se dovessi vomitare. Rischiavo di soffocare così forte che piango. Dovevo andare in bagno subito dopo essermi alzato, subito dopo colazione, di nuovo dopo pranzo e di nuovo allo stadio. Come se tutto mi facesse venire voglia di vomitare". Tutto poco prima di scendere in campo.

Ha sempre tenuto tutto per sé Mertesacker che non faceva vedere a compagni e familiari le sue reazioni allo stress per la partita. Quella che inizialmente era la passione per il calcio, è diventata un mestiere con l'ex difensore e perno della nazionale tedesca che ha vissuto sulla sua pelle, l'ansia per il doversi sempre rivelare all'altezza: "Ad un certo punto ti rendi conto che è tutto un fardello, fisicamente e mentalmente, che dovresti gestire e affrontare. Non si tratta più di divertirti e che devi giocare, con senza se e senza ma, anche se sei ferito". A tal proposito l'ex calciatore ha rivelato di essere stato costretto a giocare anche da infortunato, rischiando di riportare conseguenze ancora più gravi.

Emblematico l'episodio della sconfitta in semifinale dei Mondiali in Germania contro l'Italia del 2006. Mertesacker visse sentimenti contrastanti: "Ovviamente sono rimasto deluso anche quando abbiamo perso contro l'Italia ed eravamo fuori dal torneo in semifinale, ma più di ogni altra cosa mi sono sentito sollevato. Posso ancora ricordarlo come se fosse ieri. Tutto quello che pensavo era: è finita, è finita. Finalmente è finita. Sono stato divorato dalla pressione".

Il suicidio dell'ex compagno dell'Hannover Robert Enke nel 2009 è stato un duro colpo per Mertesacker: "Nemmeno io sapevo quanto stesse male. Questo dice qualcosa, non è vero? Ero davvero vicino a buttare via tutto. Soprattutto perché una settimana dopo, tutto era come prima". Nonostante tutto però l'ex centrale è andato avanti, concludendo la sua carriera sui campi di calcio e iniziando quella da allenatore: "La mia carriera è unica, ho avuto così tanta fortuna nella mia vita, non potevo rinunciarvi così facilmente. Come ho fatto ad andare avanti? È difficile da spiegare, ma è come un vortice da cui non puoi uscire".

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