Pelé e il Milan, una storia di sliding doors: Amarildo, la macumba e la rivalità
La leggendaria carriera di Pelé è anche legata all'Italia: contro gli azzurri vinse il suo terzo Mondiale – il Brasile vinse 4-1 la finale di Mexico '70 – e in Italia disputò una delle partite peggiori della sua carriera. Era il 1963 quando il Brasile fu sconfitto sonoramente (3-0) dall'Italia e un giovane Giovanni Trapattoni riuscì a neutralizzarlo. Il Trap giocava con il Milan e la maglia rossonera avrebbe potuto indossarla pure Pelé. Ma i rossoneri dopo averlo cercato puntarono sul suo alter ego: Amarildo, che lo sostituì in nazionale nel Mondiale del 1962 e che in Italia vinse uno storico scudetto con la Fiorentina.
Una vita nel Santos, tre Mondiali vinti con il Brasile oltre 1200 gol segnati in una carriera strepitosa. Pelé è una leggenda autentica. Quando si parla dei più grandi di sempre il brasiliano è sempre ai primi posti. I suoi detrattori lo accusano di non aver mai tentato l'esperienza europea, dove sicuramente avrebbe trovato maggiori difficoltà. E la Serie A sarebbe potuto essere il suo campionato. Il Milan all'inizio degli anni '60 cercò di acquistarlo, o meglio fece un sondaggio come si direbbe oggi. I rossoneri erano forti, ricchi e avevano ambizioni, non a caso in quel decennio vinsero due volte la Coppa dei Campioni. Ma poi i dirigenti del Milan decisero di puntare su Amarildo, un ragazzone che in Italia conquistò il titolo con la Fiorentina, ha trovato meglio e in Italia è rimasto a vivere.
Il particolare intreccio tra Pelé e Amarildo
Pelé e Amarildo sono legati da un intreccio particolare e da un rapporto personale tutt'altro che amichevole. O'Rei non divenne un giocatore del Milan, che invece acquistò Amarildo, che aveva ottenuto popolarità globale perché sostituì Pelé nel Mondiale del 1962. Il mito ovviamente era il titolare in Cile, ma nella prima partita si infortunò e Amarildo lo sostituì. In Brasile si parlò anche di una macumba del padre di Amarildo ai danni di Pelé. Un anno dopo aver vinto da protagonista il Mondiale Amarildo firmò per il Milan. Era il 1963, quando ci fu anche quel famoso Italia-Brasile, quello in cui il Trap non fece respirare O'Rei Pelé. Il c.t. della Selecao a San Siro quando il match era ampiamente compromesso voleva mandare in campo Amarildo, che si rifiutò dicendo: "Io sono un campione del mondo, non sono la riserva di Pelé". Quel rifiuto costa al giovane attaccante brasiliano che non giocherà più un Mondiale e avrà poche altre chance con la sua nazionale, forse anche per ‘colpa' di Pelé.
Amarildo sbarca in Italia, con il Milan vive due ottime stagioni a livello realizzativo, ma non vince niente. La stagione in cui segna meno alza un trofeo, la Coppa Italia. I rossoneri lo cedono alla Fiorentina, con cui vince lo scudetto, giocherà pure con la Roma. Il dente avvelenato con Pelé lo avrà sempre, tanto da definire Garrincha e non O'Rei (o Maradona) il più grande di sempre.