Paura per Nicolò Pirlo, aggredito in strada a Torino: “Calci, sputi e sassi sulla macchina”
Una storia postata su Instagram a mo' di disappunto. Nicolò Pirlo è in auto per le strade di Torino e proprio non ne può fare a meno di segnalare sui social quel che vede e gli capita (suo malgrado). La vettura viaggia a passo d'uomo, rallenta abbastanza da permettere la ripresa col telefonino nella maniera più nitida possibile. Si vedono quattro ragazzi che hanno il volto e la testa coperta con un cappuccio. Camminano vicini, la loro andatura è sospetta: ogni tanto si fermano, si voltano (per vedere se osservati), hanno in mente qualcosa. Nulla di buono.
Il figlio di Pirlo è lì e assiste a tutta la scena. Provare stupore e più ancora biasimo per quel che nota (e gli capita): quel gruppetto di giovani sputa, tira sassi, molla qualche calcio. Puro atto di vandalismo. Forma di violenza gratuita. Difficile definire quel comportamento, impossibile capire cosa possa spingere dei ragazzi a commettere atti del genere.
Nulla, a giudicare da quanto appreso da Fanpage.it sull'accaduto. "Ero in coda in macchina con un amico – ci ha spiegato il figlio di Pirlo – e questo gruppo di ragazzi ha provato a salire. Poi ci hanno preso a calci l'auto e ci hanno lanciato sassi. Non siamo mai scesi dall'auto per fortuna".
Cosa può mai giustificare queste cose? È quello che in qualche modo si chiede lo stesso Nicolò Pirlo che nell'incipit del messaggio a corredo della storia resta perplesso e medita: "È normale" che accada tutto ciò? La clip dura pochi secondi, ma ce n'è abbastanza per scrutare la scena che il figlio dell'ex campione della Nazionale s'è trovato davanti. A un certo punto la sequenza s'interrompe: si nota che uno ragazzi ha in mano qualcosa, prende di mira la vettura che procede lentamente e lancia un sasso. L'obiettivo delle telecamera si abbassa di scatto, rivolto verso il cruscotto della macchina.
Cosa fa oggi Pirlo junior? A 18 anni mostra di avere già le idee abbastanza chiare scegliendo di coltivare un'altra passione oltre a quella del football: la moda, con un brand personale. Ha chiuso con il calcio? Non esattamente. O meglio non con la disciplina in sé, che lo vedrà ancora protagonista in squadre dedite a incontri di beneficenza e di solidarietà. Continuerà a giocare ma non lo farà con ambizioni né sbocchi professionistici, lo farà per agevolare buone cause.
Ecco perché il suo nome figura in una formazione di influencer che in campo va per finanziare la Fondazione Marco Simoncelli. La squadra si chiama New Dreams, è iscritta a un campionato universitario di Milano sotto l'egida della Uisp: le divise indossate dai calciatori molto noti sui sociale e nell'ambito dello spettacolo sono messe all'asta online e gli incassi vengono girati alla fondazione nata per aiutare i soggetti più deboli sostenendo progetti umanitari e collaborando attivamente con iniziative di Enti ed Istituzioni pubbliche e private in ricordo di Sic.