Paul Pogba squalificato per 4 anni per doping: torna in campo a 35 anni, duro colpo alla carriera
Paul Pogba è stato squalificato 4 anni per doping. Adesso c'è anche l'ufficialità del verdetto emesso dal Tribunale Nazionale antidoping dopo la richiesta che era stata avanzata dalla Procura. Il centrocampista francese era stato trovato positivo al Dhea in seguito ai controlli effettuati dopo la partita Udinese-Juventus che risale al 20 agosto scorso. Il calciatore non era entrato in campo, aveva assistito al match solo dalla panchina: un dettaglio fondamentale, che ha evitato alla squadra un danno ulteriore.
Le successive contro-analisi avevano confermato l'esito dei primi riscontri e le tracce di testosterone che lo hanno messo nei guai. Per Pogba, oggi 31enne (li compirà il 15 marzo), la sentenza è esiziale: tornerà in campo a 35 anni e considerato il lungo periodo di stop a cui va incontro (compresa la sospensione iniziata l'11 settembre scorso), il provvedimento atteso assesta un colpo durissimo alla sua carriera.
Il giocatore aveva sì ammesso di aver assunto quella sostanza ma in maniera accidentale e del tutto ignaro che fosse proibita: fu questa la versione raccontata ai dirigenti e poi in udienza, provando a dimostrare la propria innocenza e a evitare la stangata di una punizione molto severa. Tutta colpa di un integratore – disse – che aveva consumato in buona fede su consiglio di un amico medico di Miami e senza che lo staff medico dei bianconeri ne fosse al corrente.
Per dare maggiore forza e credibilità alla tesi difensiva Pogba aveva anche rinunciato al patteggiamento, che gli avrebbe garantito un provvedimento meno pesante (tra i 18 e i 24 mesi). La strategia dei legali faceva perno essenzialmente su un particolare: il Dhea (che è in commercio in molti altri Paesi, non Italia dal 2021) è contenuto in prodotti che giovano al tono muscolare ma non sempre la sua presenza è specificamente indicata in etichetta. L'accusa e il Tribunale, però, non hanno mai ritenuto attendibile quella narrazione dei fatti.
La sentenza del Tribunale non mette fine all'iter giudiziario: Pogba ha ancora la possibilità di ricorrere al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna per sperare almeno in una riduzione della pena.
Il 12 settembre scorso la Juventus ha comunicato a Pogba la sospensione in via cautelare e gli ha ridotto lo stipendio al minimo contrattuale previsto dal regolamento (articolo 5.5 dell'accordo collettivo – qui il documento integrale – sottoscritto per il periodo 31 gennaio 2023 – 30 giugno 2024 da Figc, Lega Nazionale Professionisti Serie A e Associazione Italiana Calciatori).
La decurtazione dell'ingaggio è stata drastica ma sempre a norma di legge: l'articolo 11.4 fa riferimento alla funzione risarcitoria che la società può esercitare ridimensionando i compensi del tesserato fino ai minimi tabellari federali: nel caso di Pogba (qui la scala dei valori ufficiali) la somma è di 42.477 euro lordi, ora guadagna circa 2 mila euro netti al mese.
Pogba ha un contratto con la Juventus fino al 2026 ma, alla luce della squalifica per doping, adesso la società può decidere di rescinderlo. La disciplina è indicata dall'articolo 11.5: "La risoluzione del contratto determina la risoluzione delle Altre Scritture; gli effetti della risoluzione sulle intese ex articolo 4.3 sono determinati dal Collegio Arbitrale in applicazione dei principi generali del diritto civile. La risoluzione può essere ottenuta dalla Società anche nel caso di condanna del Calciatore a pena detentiva, per reati non colposi, comminata in Italia o all’estero, passata in giudicato".
La squalifica per doping è solo l’ultimo atto doloroso di una condizione personale molto tormentata. A cominciare dal caso giudiziario in cui è rimasto coinvolto il fratello, Mathias, accusato di estorsione nei suoi confronti, fino alla scelta (sbagliata) di non operarsi nonostante un infortunio al ginocchio. Una decisione che gli ha fatto perdere tutto: stagione, Mondiali, fiducia.