Pasquale Bruno svela il messaggio di Baggio che ha cambiato i loro rapporti: “Gli mandò un cuore”
Pasquale Bruno ancora oggi si porta dietro quel soprannome difficile da dimenticare, ‘O animale', che fa venire in mente rumori di contrasti molto vigorosi, per usare un eufemismo. Bruno era un difensore che una volta si sarebbe definito arcigno, uno di quelli che faceva sentire il fiato sul collo degli attaccanti, che sapevano già prima di scendere in campo che quel giorno sarebbe stata una battaglia. Era l'epoca delle marcature ad uomo, ed alcuni duelli rusticani tra il leccese e fuoriclasse come Van Basten e Baggio mettevano a dura prova non solo le articolazioni, ma anche la direzione dell'arbitro di turno. Roberto Baggio è stato uno degli avversari con cui Bruno si è rapportato peggio negli anni in cui i due si sono incrociati sul terreno di gioco, ma oggi l'ex giocatore di Juventus, Torino e Fiorentina racconta che recentemente c'è stata una svolta, in seguito ad un messaggio mandato dal ‘Divin Codino' con tanto di cuore.
Pasquale Bruno e il messaggio di Roberto Baggio che ha scongelato i loro rapporti
Un messaggio recapitato non a lui, ma ad un giornalista che ha fatto da tramite poi tra i due: "Con Baggio non ci siamo mai amati. Una volta fummo espulsi entrambi e lui si avvicinò al mio spogliatoio, dissi al massaggiatore: ‘Portalo via o lo rovino'. Due anni fa, però, un giornalista gli anticipò che in un'intervista ne avevo riconosciuto la classe e lui rispose con un cuore, mandandomi i saluti".
La faida con Franco Lerda: "Lo aspettai nel tunnel, mi chiamò terun e mi sputò in faccia"
Nella chiacchierata con ‘La Stampa', Bruno – oggi 62enne – ricorda anche la faida con Franco Lerda, ex attaccante con cui le storie furono tesissime quando i due giocavano rispettivamente con Fiorentina e Brescia: "Lo aggredii nel tunnel? Se l'era meritato, mi chiamò terun e mi sputò in faccia. Lo aspettai. C'era anche Batistuta. Al ritorno ebbi la scorta? Baiano e Orlando mi pregarono di non andare, Ranieri mi chiese se me la sentissi. In ritiro ci fermammo a Verona per sicurezza e all'ingresso del pullman allo stadio la Digos mi chiese di sdraiarmi per non farmi vedere. Due agenti mi seguirono ovunque, anche a bordo campo. Il Brescia poi mi corteggiò, me lo comunicò Antognoni, ma la sera stessa mi chiamò il povero Borgonovo che era stato con me a Como: ‘Non venire, ci sono 400 dei nostri tifosi che ti aspettano. Sono dei peggiori'. Ho rifiutato, forse è stata l'unica volta in cui ho avuto un po' di paura".
Altro che calcio di oggi più difficile per i difensori… "Non prenderei un giallo"
Molti dicono che oggi i difensori rudi di una volta, con gli attuali criteri arbitrali, le telecamere ovunque e il VAR pronto ad intervenire in caso di fallacci da espulsione, avrebbero vita molto difficile, ma Bruno la pensa all'opposto. Il punto che ribalta l'intera discussione è il crollo del livello tecnico rispetto alla sua epoca: "Era un altro calcio, anzi era calcio: sicuri che lo sia ancora con questi rigorini fischiati appena sfiori una scarpetta? Oggi non prenderei un giallo, perché gli attaccanti sono scarsi, nemmeno sanno stoppare. Ai miei tempi c'era il top, da Maradona a VanBasten, da Careca a Baggio e Vialli. Solo nel mio Toro ripenso a Casagrande, Aguilera, Scifo e Martin Vazquez. Tutti santi, sopportavano botte e angherie. Fossi nato vent'anni dopo, avrei avuto vita facilissima…".