Paratici intercettato mentre fa i nomi delle squadre nella rete della Juve: “Sistemo tutto io”
"Il resto lo metto a posto io". Fabio Paratici non immaginava di essere intercettato mentre parlava al telefono con il direttore generale del Pisa, Giovanni Corrado (non indagato). Non sapeva che dall'altro capo del filo gli investigatori ascoltavano e prendevano nota per ricostruire il ‘sistema Juve', il metodo usato dalla società per coprire le perdite a bilancio ricorrendo all'uso eccessivo della plusvalenze, il piano prefigurato nelle carte dell'inchiesta fino alla richiesta di rinvio a giudizio dell'ex presidente e altre 11 persone.
Una strategia divenuta abitudine e poi abuso tanto da portare l'ad di Exor, John Elkann (non indagato), ad ammettere nel dialogo con Andrea Agnelli che "da parte della direzione sportiva… si sono allargati, ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto". Secondo la ricostruzione degli inquirenti se ne occupava l'ex direttore sportivo che – per sua stessa ammissione – le avrebbe sistemate come sempre, agendo sul terreno fertile di partnership con società terze. Si sarebbe mosso sul filo del rasoio, in quella zona grigia "dei rapporti debito-credito" che serviva per chiudere transazioni non del tutto trasparenti.
Una situazione che aveva provocato inquietudini e alimentava preoccupazione soprattutto dopo le verifiche della Consob. Stefano Bertola, ex direttore finanziario del club bianconero, discute con Federico Cherubini in un ristorante a Torino: la conversazione intercettata risale al 23 luglio del 2021 e spiega bene quale sia lo stato d'animo per la piega che sta prendendo la vicenda: "Una situazione così brutta non me la ricordo. Faccio solo un nome: Calciopoli. Anzi peggio perché Calciopoli avevamo tutti quelli che ci davano addosso. Qui ce la siamo creata noi".
Nelle carte dell'inchiesta vengono menzionati alcuni club italiani di Serie A (quali Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli e Udinese) ma compaiono altre società che militano nelle serie inferiori e club stranieri. I nomi scaturiscono da una telefonata tra lo stesso Fabio Paratici e il direttore generale del Pisa.
Discutono di Lucca, l'attaccante che s'era fatta luce in B a suon di gol e adesso è all'Ajax: "L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara… l’operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita… Quando io ho i parametri dopo sistemo tutto …".
Quale fosse l'agio che godeva l'attuale dirigente del Tottenham viene delineato anche da un altro dialogo contenuto nelle intercettazioni. Paratici parla con Leonardo Bonucci (non indagato): è il 2020 e l'oggetto è la manovra stipendi. "Scusa Fabio, io mi fido di te ma se poi arriva un altro?", dice il difensore che esprime le proprie perplessità. La replica: "Leo… la Juventus è quotata in Borsa, è della famiglia Agnelli. Vuoi che succeda il finimondo per due stipendi?".
Il finimondo è successo tanto che il calciatore fa menzione di quella conversazione agli investigatori quando il 4 aprile scorso viene sentito dagli inquirenti. Ci sono già state le perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici della Continassa, i conti della società sono stati messi in controluce e le riscontri ricavati sono stati messi a corredo delle deduzioni emerse dalle intercettazioni dei manager bianconeri. Il quadro tracciato dai pm è che i bilanci fossero stati "aggiustati" tamponando l'indebitamento utilizzando due strade: oltre al ricorso alle plusvalenze anche la manovra stipendi.