Paraguay, fine dell’incubo per Ronaldinho: rilasciato dopo l’arresto per passaporto falso
Dopo il suo clamoroso arresto in Paraguay, Ronaldinho è stato rilasciato al termine di un lungo interrogatorio durato la bellezza di otto ore. Fermato dalle forze dell'ordine insieme a suo fratello Roberto, perché in possesso entrambi di passaporto falso, l'ex stella del calcio brasiliano ha infatti ritrovato la libertà ed è tornato nel suo albergo di Asuncion con la richiesta di rimanere nel paese sudamericano fino a quando tutto non verrà chiarito. "Non ci sono restrizioni per il suo rilascio – ha confermato il legale di Ronaldinho – Il mio cliente ha risposto a tutte le domande della Procura della Repubblica e nelle prossime ore verificheremo tutti i dettagli".
I motivi del viaggio di Ronaldinho
La decisione di rilasciare l'ex attaccante del Milan era stata anticipata anche dal pubblico ministero Federico Delfino, che aveva spiegato come i due fratelli erano stati "ingannati in buona fede", ammettendo successivamente l'errore e fornendo un contributo rilevante alle indagini. Grazie al ‘criterio di opportunità', misura prevista dal codice penale del Paraguay per coloro che ammettono di aver commesso un reato e di non avere precedenti penali sul suolo paraguaiano, Ronaldinho e suo fratello non verranno dunque processati. Il viaggio ad Asuncion, secondo le fonti locali, era stato organizzato anche per scopi benefici. Il ‘Gaucho', oltre alla presentazione del suo libro ‘Genius of life', avrebbe infatti dovuto partecipare ad una iniziativa benefica a favore dei bambini più disagiati. Al momento del suo arrivo in albergo, gli era però stato contestato il possesso di documenti falsi.
Il precedente ritiro del passaporto
Lo spiacevole episodio di Asuncion arriva tra l'altro in seguito al precedente ritiro del passaporto imposto dalle autorità brasiliane. Nel 2018 Dinho fu infatti costretto a consegnare il documento (e a rispettare il divieto di viaggiare all'estero per 10 mesi), a causa di una sanzione non pagata per la costruzione nel 2015 di un molo nel lago Guaiba effettuata senza i relativi permessi. Solo qualche mese più tardi, e dietro il pagamento di una multa di un milione di dollari, l'ex calciatore era riuscito a tornare in possesso del suo passaporto.