Papin a Fanpage: “Il Milan è come il Real Madrid, prestigio e dimensione che il PSG non ha”
Dove c'è calcio, c'è Jean-Pierre Papin, la cui foto di profilo su WhatsApp lo vede sollevare felicissimo la Coppa dei Campioni vinta con il Milan nel 1994. Al suo fianco in questa foto c'è Marco Van Basten, con il quale condivise lo spogliatoio per due anni e con il quale si diede il testimone del Pallone d'Oro, premio che vinse nel 1991. Attualmente allenatore dello Chartes, nella quarta serie francese, l'ex centravanti del Milan e della nazionale francese parla del passato e del presente delle realtà calcistiche che sente ancora come sue, come la nazionale transalpina e ovviamente il Milan, dove militò per due anni durante un'epoca gloriosa.
Nel 1991, quando giocava all'Olympique Marsiglia, France Football le assegnò il Pallone d'oro. All'epoca in pochi la conoscevano in Europa, e ci furono polemiche al riguardo, visto che lei aveva vinto ‘solo' il campionato francese.
"Le polemiche stanno a zero. Il verdetto è stato quello e va rispettato. Inoltre, va ricordato che sono stato l'unico calciatore a vincere il Pallone d'oro vestendo la maglia di una squadra francese".
Dopo di lei solo Zidane ha portato il prestigioso premio in Francia. E adesso dovrebbe toccare a Benzema…
"Credo che se non lo danno a Benzema quest'anno, non glielo daranno più. Ma lo merita per quanto ha fatto. È un attaccante strepitoso che ha vissuto una stagione incredibile sia in Spagna sia in Champions. Personalmente mi piace tantissimo, ha effettuato enormi progressi in questi ultimi anni, e adesso è l'attaccante più forte del mondo".
Prima o poi toccherà a Mbappé?
"Questo è quello che speriamo tutti in Francia".
Lei spiccò nella sua epoca per i continui movimenti sul fronte d'attacco. Si sente un po' un attaccante moderno ante litteram?
"In parte sì, perché se parliamo di attaccante moderno parliamo di un giocatore che si muove, che va veloce e che va in profondità. Soprattutto, però, l'attaccante moderno deve fare tanti gol ed essere prolifico anche dal punto di vista degli assist".
Per il momento Mbappé dovrà ripetersi in Qatar, e con Benzema vicino. Dopo la delusione dell'Europeo sarà un test importante per loro due.
"Partiamo comunque dal presupposto che la Francia è campione del mondo in carica. Il valore della squadra è alto. Quello che è difficile è ripetersi ad altissimi livelli. Ma io vedo bene la mia nazionale, una delle squadre per le quali faccio il tifo oltre a quelle nelle quali ho giocato".
Ci sono però una serie di calciatori che sono meno in forma di quattro anni fa in Russia.
"Di base è chiaro che essendo campioni in carica chiunque vorrà batterci. Ma sono fiducioso. Vedo la Francia tra le favorite, anche se quest'edizione che si giocherà in inverno e nel bel mezzo dei campionati, e dunque porterà sicuramente a qualche sorpresa. Sarà molto difficile gestire gli sforzi in questi mesi e sicuramente alcuni giocatori ne risentiranno dal punto di vista fisico".
Tra i giocatori in dubbio c'è Paul Pogba, che si è operato per recuperare da un problema al menisco…
"Per lui sarà dura arrivare bene al Mondiale. Ma è la situazione generale in sé che è inedita. La Coppa del Mondo inizierà 18 giorni dopo la fine dei gruppi di Champions. Per un evento del genere ogni squadra ha bisogno di tempo, di fare amichevoli, che i giocatori trovino la giusta complicità tra di loro. Sarà complicato per tutti preparare bene questo appuntamento".
Parliamo della sua epoca al Milan, dove arrivò nel 1992. Alla fine della prima stagione arrivò la sorprendente sconfitta in finale di Coppa dei campioni proprio contro il suo ex Olympique Marsiglia. Una storia simile a quella di Ibrahimovic, che vide come la sua ex Inter trionfava sul Barça…
"È stato qualcosa di molto particolare, non l'ho vissuta bene. Ma la vita è anche questo, avevo fatto una scelta optando per il Milan. Sono rischi che si prendono per cercare nuove sfide e puntare al meglio. E a volte le cose vanno male".
Il suo Milan campione d'Italia è pieno di calciatori francesi di spessore, da Maignan a Giroud passando per Kalulu e Theo Hernandez.
"Il Milan di oggi ha una forte connotazione francese, e sono contento perché lo seguo spesso. Tifo per tutte le squadre nelle quali ho giocato".
Come centravanti titolare c'è Giroud, spesso bistrattato ma sempre efficace.
"Non si gioca nel Milan per caso, e Olivier ha dimostrato di essere importante per la squadra. Lo è stato nella Francia campione del mondo. Giroud è un ragazzo intelligente, sa giocare per la squadra e segna spesso. E in più ha dimostrato di saperlo fare con costanza anche in Italia, dove le difese sono serratissime. Anche se oggi è cambiato, ai miei tempi era molto più difficile segnare, molte squadre puntavano sempre allo 0-0".
Lei ha giocato al Milan con una serie di mostri sacri, tra cui Paolo Maldini. Che ruolo ha avuto da dirigente nello Scudetto dell'anno scorso?
"Paolo è il Milan, poche storie. Ha giocato lì per tutta la sua carriera, ha dato tutto per la società. Per me era normale che avesse un incarico del genere. Maldini è l'anima del Milan, l'ho vissuto quando ho condiviso lo spogliatoio con lui, e ha dimostrato il suo valore anche da dirigente".
Dopo la vittoria in Italia, ora c'è bisogno di una consacrazione in Europa. Come vede il Milan in Champions League?
"Il Milan ha la Champions nel sangue. Del resto, non si vincono sette Champions per caso. Da questo punto di vista, in quanto a mentalità, è come il Real Madrid. In queste due società si pensa prima a vincere in Europa e poi nel campionato nazionale. Il loro prestigio e la loro dimensione sono qualcosa che il Paris Saint Germain, per esempio, non ha".