“Paolo, ora vai, hai sofferto troppo. Penso io alle bimbe”: la moglie di Rossi e una scelta dolorosa
Il 9 dicembre 2020 se ne andava Paolo Rossi, amatissimo bomber dell'Italia campione del mondo in Spagna nel 1982, stroncato in pochi mesi da un tumore ai polmoni diagnosticatogli all'inizio dell'anno al ritorno dal secondo viaggio di nozze con la moglie Federica Cappelletti. La coppia aveva deciso di risposarsi alle Maldive nel mese di febbraio in presenza anche delle due figlie, e le immagini di grande gioia postate all'epoca stridono col pensiero di cosa sarebbe accaduto di lì a poco distruggendo la vita di una famiglia felice.
Tra il calciatore di successo e la giornalista ed esperta di comunicazione è stato amore vero, diventato struggente e al tempo stesso indissolubile durante il calvario in cui Pablito è stato trasfigurato dalla malattia. La 49enne Federica – che sul profilo Instagram si definisce "moglie per sempre di Paolo Rossi" – ha appena dato alle stampe un libro in cui racconta la grande storia col campione, dalle pagine più belle alle immagini crude e dolorose degli ultimi giorni.
"La prova del nove è stata la malattia, lì mi sono resa conto che per me era sempre lui. Nel libro scrivo che anche quando non c’è stato più niente di bello, per me lui era ancora bello, era il mio amore grande. L’avrei tenuto per sempre anche così – racconta al Corriere della Sera – Ho scoperto che pure nella malattia c’è un’intimità, lui si era completamente affidato a me e questo io l’ho trovato di una bellezza infinita. Per me questo è l’amore, qualcosa che va anche al di là di quello che è il rapporto quotidiano. Quando si sta bene è tutto più semplice. Paolo si è sentito amato fino in fondo e ha dimostrato il suo amore fino in fondo, è stato molto generoso nel dare, nel darsi. A volte la malattia ti porta a essere anche un po’ egoista, lui non lo è stato: questo, per me, è amore".
La moglie di Rossi aveva scritto dopo la morte dell'attaccante toscano: "Non se ne voleva andare, io l’ho abbracciato forte e gli ho detto: Paolo, adesso vai, hai sofferto troppo. Staccati, lascia questo corpo e vai". Adesso aggiunge dettagli ancora più strazianti all'addio all'uomo della sua vita: "Eravamo io e lui, lo vedevo trasformato, capivo che non se ne voleva andare, tremava. Mi sono detta: o continuo a tenerlo così e magari va avanti ancora qualche ora o lo aiuto ad andare via e sarà finita per sempre. È stata una scelta quasi disumana, hai la sensazione di avere la vita della persona che ami tra le tue mani, quella del padre delle tue figlie. Era una responsabilità enorme, però non ce la facevo più a vederlo soffrire. Rasserenarlo, fargli capire con quelle parole di lasciarsi andare: è stato un atto di amore. Gli ho detto: stai tranquillo penserò io alle bimbe, a tuo figlio, tu vai. Mi esplodevano il cuore, la testa".
Il momento più duro è stato l'ultimo saluto alle bambine, Maria Vittoria e Sofia Elena, che in quel momento avevano solo 10 e 8 anni: "Quando in ospedale ci hanno spiegato che non c’era più nulla da fare, due giorni prima che se ne andasse, ho chiesto di portare lì le bimbe. I medici erano contrari, poteva essere pesante sia per Paolo sia per loro. Ho spiegato che li conoscevo bene tutti e tre, sapevo quello che facevo: ho messo Paolo su una carrozzina, l’ho portato fuori e lì si sono salutati. Paolo quando le ha viste sembrava avesse visto il sole e si è addormentato subito, le bambine hanno capito che sarebbe stata l’ultima volta che lo vedevano. Per loro Paolo era l’uomo affettuoso che le coccolava, le faceva ridere, le riempiva di affetto; è giusto che conoscano anche il Paolo Rossi che è appartenuto a tutti gli italiani. Sofia Elena, quando ha visto tutta questa esplosione di affetto mi ha detto: ‘mamma, solo adesso capisco quello che è stato papà'. Paolo non era una persona che viveva di passato, ma di presente e di futuro. Soprattutto di presente".