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Paolo Condò: “A Spalletti serve il coraggio di cambiare. Di Lorenzo suo uomo di fiducia, ma va escluso”

Paolo Condò fotografa il momento dell’Italia in questa intervista a Fanpage.it poche ore dopo la sconfitta con la Spagna: “Difficile pensare che oggi potremmo batterli, ma possiamo puntare ai quarti”. Volto di Sky da anni, il giornalista parla anche dell’aspetto politico emerso a Euro 2024: “Thuram e Mbappé hanno fatto una scelta di campo, che però potrebbe spaccare la squadra”. Poi i ricordi delle storiche spedizioni da giornalista: “Le olimpiadi di Pechino e i mondiali in Sudafrica restano ricordi indelebili”.
A cura di Andrea Parrella
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La sonora sconfitta dell'Italia con la Spagna, la scelta di campo di Mbappé e Thuram sulle elezioni, la politica che si intreccia con lo sport. Parlare con Paolo Condò, tra i principali commentatori di Sky Sport e veterano del giornalismo sportivo, vuol dire riuscire ad avere una panoramica completa di quelli che sono tutti i temi che stanno emergendo nel corso di Euro 2024. Lo incontriamo nelle ore successive a Spagna-Italia, per un commento a caldo sullo stato della nazionale guidata da Luciano Spalletti, chiamata a un cambio repentino per evitare l'eliminazione.

La partita con la Spagna preoccupa molto per i destini dell'Italia. Questa squadra ha dei limiti insormontabili?

Detto che la competizione è la competizione e quando c’è può accadere di tutto – ricordiamo che la stessa Spagna vince i mondiali 2010 dopo aver perso la prima partita con la Svizzera – è chiaro che il modo in cui l’Italia ha perso ci lascia poche speranze sulla vittoria finale. Abbiamo incontrato una squadra che è tanto più forte di noi e se dovessimo incontrarla più avanti nel torneo è difficile che finisca in modo diverso. Anzi, dal punto di vista numerico ci è andata davvero bene.

Si esce molto ridimensionati da una partita come quella giocata con la Spagna, dove può arrivare concretamente l’Italia? 

Il traguardo dell’Italia in questo europeo è raggiungere i quarti e dire di essere tra le migliori otto. Questo è ancora possibile, perché se facciamo questo benedetto punto con la Croazia e arriviamo secondi, avremo probabilmente la Svizzera agli ottavi, quella che ci ha buttato fuori dai mondiali, ma che è affrontabile. Te la giochi, arrivi ai quarti di finale e hai fatto il tuo.

Il livello di questa Italia fa venire in mente diversi precedenti con la Spagna, non solo la finale strapersa nl 2012, ma anche la squadra del 2016, che arrivò proprio ai quarti ma diede tutt’altra impressione.

Quell’Italia per me è la più debole mai avuta, però aveva il blocco difensivo della Juve, con Buffon, Bonucci, Chiellini e Barzagli. Lì evidentemente il lavoro di Conte fu straordinario e si basava su un gruppo di giocatori che a lui aveva già dato tanto ai tempi della Juve. Se vogliamo è quello che Spalletti ha fatto con Di Lorenzo, dandogli fiducia e puntando su di lui.

Luciano Spalletti durante Spagna-Italia.
Luciano Spalletti durante Spagna-Italia.

Di Lorenzo è, allo stesso tempo, il calciatore che ha mostrato più difficoltà, quest’anno e proprio ieri con la Spagna. 

Certo, però lo diciamo adesso. Spalletti gli ha giustamente dato fiducia, lo conosce come uomo e sa che nei momenti di difficoltà è stato in grado di dargli delle cose. Non gliele ha date ieri e non credo giocherà la prossima partita, però è normale che gli allenatori vadano nella direzione dei calciatori di cui si fidano.

Immagini un cambio totale con la Croazia?

Secondo me cambieranno diversi uomini, quando Spalletti parla di una gamba che non c’era, denuncia una situazione di stanchezza e mancanza di energia, oltre che un aspetto mentale. Serve gente fresca. Il cambio di modulo non so, ieri sera avrei detto di no, ora penso che qualcosa si potrebbe fare senza abiurare alla voglia di giocare di questo allenatore e questa squadra.

Tornare a 3 in difesa per esempio?

Magari sì, ma più che altro per aumentare il contributo di Di Marco, uno dei grandi della nostra squadra che con la difesa a 4 deve preoccuparsi troppo di difendere. Altra cosa che penso è che, avendo bisogno di gente fresca Bellanova è uno che può darti qualcosa. Poi Darmian per Di Lorenzo nella linea dei tre.

Quindi Di Lorenzo lo vedi totalmente fuori dai piani?

È tutto l’anno che Di Lorenzo gioca male, ha vissuto un’involuzione clamorosa. Poi magari sai che in una partita rifiati, fai un allenamento mirato. Se passi il turno avresti otto giorni per arrivare agli ottavi del 29 giugno. Su qualche calciatore puoi fare un minimo di richiamo atletico. I tempi tecnici ci sarebbero e sono cose che si fanno, bisogna avere coraggio e capacità.

Su questi europei in generale che idea ti sei fatto? Da una parte pare ci siano nuove realtà, ma anche che le grandi non siano scalfibili. 

Delle grandi nella prima giornata è caduta solo il Belgio, ammesso si possa considerare una grande. Francia e Inghilterra hanno avuto un debutto complicato perché hanno incontrato squadre serie. La verità è che l’europeo fino a due edizioni fa era una competizione più breve, di venti giorni, in cui non valeva la regola aurea del mondiale, cioè che non devi iniziarlo al 100%. Adesso è così e quindi l’idea di cominciarlo al 70% circa è stata forse considerata nella preparazione delle squadre che devono vincere. Perché la Slovacchia, per esempio, tutto quello che riesce a fare da subito sa che non durerà per forza. La Spagna, invece, è quella che ha fatto un mix migliore tra sensazione di gioco e valori delle avversarie.

Oltre l’aspetto calcistico cosa ti colpisce dell’evento in sé?

La cosa che ti colpisce sempre negli stadi tedeschi è che, generalmente, quando ci sono eventi internazionali di questo livello l’alcol viene vietato o molto limitato. A Monaco, dopo Germania-Scozia, c’era una quantità di ubriachi a fine partita incredibile. Poi la partita è stata una festa, non c’è mai stata storia e mi ha molto divertito che dopo il 4-1 di Rudiger gli scozzesi abbiano cominciato a cantare un loro coro “you don’t sing anymore” (“Non canterete ancora”) che ti fa capire il livello di ironia della tifoseria. Certo, la stessa quantità di alcol in altre circostanze più tese potrebbe essere anche preoccupante ed è da tenere sotto controllo. Ma come si dice, luoghi comuni hanno un senso e quello della birra associato ai tedeschi si conferma.

Hai raccontato eventi da ogni angolo del mondo, diventando l’occhio del lettore. Come è cambiato questo lavoro in un tempo in cui il fascino delle terre lontane è un po’ scomparso perché, in fondo, possiamo essere ovunque scorrendo con un dito?

È cambiato soprattutto il fatto che 30-40 anni fa da giornalisti sportivi ci si potesse approcciare a certi avvenimenti pensando solo a quello che accadeva in campo. Era più facile, in un certo senso. Oggi per fare questo mestiere non puoi fare a meno di conoscere a 360 gradi la realtà che ti circonda, capire per quale motivo Thuram e Mbappé vengono meno a una regola non scritta di questo manifestazioni, ovverosia evitare di parlare di politica. D’altronde Deschamps ha detto che sono due cittadini e possono farlo. Anche perché bisogna pensare da dove vengano questi due calciatori, i contesti in cui sono nati e ho trovato assolutamente normale si esprimessero in quella maniera di fronte a un evento che credo sarà epocale, come quello delle elezioni francesi.

Una foto di Thuram in allenamento.
Una foto di Thuram in allenamento.

Queste prese di posizione, tuttavia, potrebbero pesare anche in senso negativo sulla squadra, dividendola. 

Certo, è tutta una questione di punti di vista. Personalmente ho apprezzato il discorso di Thuram e Mbappé, ma poi mi sono anche chiesto come avrei reagito se un altro dei francesi fosse andato lì a invitare i giovani a votare in direzione contraria.

Tocca capire anche come si rifletta la cosa su un cittadino francese. 

Per come è polarizzata la realtà ovunque, tutti odiano tutti e non c’è più dialettica. Lo dico con freddezza ma con grande tristezza, naturalmente. Premesso questo, loro sono Mbappé e Thuram, il primo è cresciuto nella banlieue.

Mbappé sta seguendo una parabola atipica come personaggio pubblico, esporsi pubblicamente a livello politico, al di là di tutto, denota che lo ritiene parte del suo ruolo.  

Molti si lamentavano del fatto che Michael Jordan non prendesse alcuna posizione in favore dei neri in anni in cui erano decisamente in difficoltà. Le posizioni pubbliche di Lebron James, Wade, Carmelo Anthony, Jordan non le ha mai prese e lui dava una risposta chiara: anche i Repubblicani comprano le sneakers. Mbappé con l’uscita dell’altro giorno ha fatto invece una scelta di campo che secondo me è dovuta alle sue origini. Perché è chiaro che né lui né Thuram avranno mai dei problemi, con quello che sono e che guadagnano, ma i ragazzi con cui sono cresciuti i problemi potrebbero averli se le cose vanno in un certo modo, quindi sono intervenuti in questo senso.

Quando lo sport e la politica si incrociano succede sempre qualcosa di importante. Questa potrebbe essere “la storia” di questo europeo. 

Senza dubbio. Questo torneo arriva a una settimana da elezioni che sono state rivoluzionarie. Il calcio, per certi versi, è anticipatore di alcune realtà. Quando ho visto nel precedente europeo le partite dell’Ungheria giocate a Budapest, guardando i tifosi percepivo non ci fosse niente di buono all’orizzonte, e ovviamente parlo del mio punto di vista.

Quale tra le tue spedizioni annoveri tra quelle indimenticabili al netto dei risultati sportivi?

Ci sono stati eventi sportivi come le olimpiadi di Pechino, oppure il mondiale in Sudafrica, che sono stati meravigliosi perché utili a dei paesi come vetrina sportiva per aprirsi al mondo. Volevano mostrarti la loro bellezza, ricchezza, importanza. Io ricordo quando sono arrivato all’aeroporto di Pechino, rimasi a bocca aperta per la bellezza di quel posto. Allo stesso tempo c’era la curiosità di gente che non era abituata a certi eventi. Anche il Sudafrica si presentava come un posto pericoloso, “i giornalisti devono andare in giro con le guardie del corpo, uccidono a ogni semaforo”, si diceva alla vigilia. Al contrario tutto andò liscio, naturalmente ci sono posti dove non devi andare in Sudafrica, ma a meno di essere ciechi non ci finisci. Per me quello resta un posto incredibile, il vero mal d’Africa lo provo per quel luogo lì.

Non vedi più la possibilità di eventi di tale portata?

È sicuramente più complesso, le dinamiche sono cambiate e devo anche dire che 15 anni fa il mondo non era dominato dall’odio come oggi, un impedimento per molte manifestazioni sportive come quelle che hanno fatto scoprire dei luoghi. Sarebbe bella una manifestazioni in India, uno dei grandi paesi che oggi si apre al mondo e non è una meta turistica abituale. Purtroppo io non sono andato ai mondiali in Russia e me ne dispiaccio perché, pur essendoci stato altre volte, ho l’impressione che tra una cosa e l'altra non ci tornerò mai più.

Condo con la squadra di Sky, da sinistra: Costacurta, Masolin, Marchegiani.
Condo con la squadra di Sky, da sinistra: Costacurta, Masolin, Marchegiani.

Gianni Clerici diceva che la Tv e il flusso di coscienza di Joyce avessero reso la cronaca qualcosa di superato. Lavorando in Tv ti sei convinto che questa necessità di raccontare oppure ti senti di smentirlo?

Confermo la centralità assoluta del mezzo televisivo. Io lì non faccio cronaca, ma do delle opinioni, naturalmente sul tamburo della notizia e nella maniera più rapida possibile. Penso però ai molti che sono in strada a raccontare bene la realtà, ricordo che Mario Giunta fu bravissimo alla finale di Parigi di Champions, dove era organizzato malissimo e si rischiò la carneficina. Lui uscì dallo stadio per raccontare quello che succedeva. Sul calciomercato non ho mai conosciuto uno capace come Gianluca Di Marzio, che fosse in grado di ricevere tutta una serie di input e ordinarli in un flusso di notizie continuo.

Il web in questo momento trabocca di commento calcistico, in una chiave profondamente divisiva. È una cosa che ti interessa?

Io sono entrato piuttosto presto in Twitter, nel 2011. In quegli anni era meraviglioso, agorà nella quale ci si confrontava con toni civili, avevi modo di incrociare il pensiero di persone interessanti, si trattasse del calcio o di altri argomenti. Ti arricchiva. Dopodiché sappiamo che si è deteriorato nel corso del tempo, si è imbarbarito il dibattito e mi sono reso conto di una cosa: nei miei giudizi ero condizionato dal fatto di non dispiacere a nessuno. Avere tanti follower fa piacere a tutti, ma questa era una cosa che non faceva bene al mio lavoro, perché io sono stato preso a Sky per dare delle opinioni, che sono concettualmente divisive. Quando ho capito che questa cosa mi pesava, ho chiuso. L’account c’è ancora, vado a vedere solo le cose di chi mi interessa e non interagisco più.

Però hai una voce con una rilevanza.

Sì e me ne accorgo, però ho 65 anni, che community dovrei farmi? Quando vado in giro vengo fermato da gente in strada e sono persone che apprezzano il mio stile. Anche contestando eh, l’altro giorno un ragazzo in strada mi ha fermato e ha detto ‘Condò, le guardi meglio le partite’. Volevo abbracciarlo. Detto ciò non sono mai riuscito a mettere su quella corazza che mi porta a dire ‘che mi frega’. Ogni tanto ci sono cascato, poi ho smesso.

Su Sky c’è un dato oggettivo ad oggi, essere un'emittente che lavora sull'allargamento del panorama di racconto sportivo e sulle proprie teche. Oltre allo spazio di commento, ce ne sono alcuni che ti interesserebbe esplorare?

La risposta sarebbe sì, ma ci aggiungo che faccio talmente tante cose che non so se ne ho il tempo. Vorrei fare le cose che fa Buffa, ma lui è molto più bravo di me. I quadri di Giorgio Porrà, ma per riuscire a raggiungere quel livello dovrei dedicare molto più tempo di quello che ho e nemmeno sono certo che ci riuscirei. Dentro di me ci sono molte ambizioni, ma anche tanto lavoro.

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