Owen racconta la malattia incurabile di suo figlio, diventato cieco: “Sarò il suo taxi a vita”
Michael Owen è stato uno dei Palloni d'Oro più sorprendenti della storia del calcio: l'ex attaccante del Liverpool e della nazionale inglese vinse il premio di France Football nel 2001 precedendo nell'ordine Raul, Kahn, Beckham e Totti, primo inglese a riuscirci dai tempi di Kevin Keegan negli anni '70. Oggi a 44 anni Owen è un apprezzato opinionista calcistico, nonché padre di quattro figli tra cui l'unico maschio James è adesso "clinicamente" cieco in conseguenza dell'avanzare di una patologia per cui al momento non esiste cura, la maculopatia di Stargardt. Si tratta di una malattia della retina che si manifesta solitamente entro le prime due decadi di vita e porta a grave ipovisione.
Intervistato dal Daily Mail, l'ex bomber dei Tre Leoni si è aperto sulla condizione del figlio 17enne, spiegando come sia arrivato ad accettarla e conviverci: "Probabilmente quando mi chiedono se sia bravo nel giocare a calcio è la domanda peggiore. Ti ritrovi a dover trovare una scusa o dire che non è interessato e la gente ti guarda e dice ‘non è interessato al calcio?'. Poi devi spiegare tutto e ti ritrovi in una conversazione che non vorresti avere con nessuno. Quando qualcuno ti si avvicina al pub e ti dice ‘tuo figlio gioca?' vuoi solo cambiare argomento. Questa è stata probabilmente la cosa più difficile nel corso degli anni. Probabilmente a James non piaceva il calcio quanto avrebbe dovuto perché non era bravo come avrebbe dovuto".
"Quando era molto giovane e i suoi occhi erano probabilmente leggermente migliori di adesso e i campi erano più piccoli e tutto era molto più vicino in modo che potesse vedere meglio la palla, era molto, molto bravo. Ho detto a mio padre, a mia moglie e a tutti: ‘Ha la possibilità di diventare un calciatore'. Ma poi non appena gli è stata diagnosticata la malattia, ha gradualmente smesso. Ha affrontato bene la situazione – ha continuato Owen – Tu vuoi solo togliere loro tutti i problemi, vuoi che siano tuoi e non loro. Semplicemente non ti piace il pensiero di cosa potrebbe riservare il futuro. All'inizio guardi tutti gli aspetti negativi. Non potrà guidare, non potrà fare questo e quello. Che lavori può svolgere? Ci sono ancora cose che mi turbano adesso. Voglio che sia in grado di fare tutte le cose che fanno tutti gli altri. Praticamente lo fa, solo con qualche piccola modifica".
James ha passato momenti non facili per fronteggiare l'evoluzione della maculopatia, ma papà Michael è riuscito a mettere le cose in una prospettiva che ha più valore dei tantissimi gol segnati in carriera: "Non è stato affatto facile. Il povero ragazzino doveva andare in ospedale ogni due minuti e doveva restare lì sdraiato per mostrarsi coraggioso mentre gli ficcavano qualcosa negli occhi. Gli bruciavano gli occhi e urlava di dolore. Tu pensi solo ‘perché?'. Ma ho fatto molte visite in ospedale ai miei tempi e ho visto molte persone meno fortunate, quindi devi mettere tutto in prospettiva. Continuiamo con la vita e ci divertiamo moltissimo. Prendo il lato positivo da ogni cosa. Ho molto di cui essere orgoglioso perché è cresciuto fino a diventare un ragazzo brillante. Essendo lui così com'è, penso solo ‘sai una cosa, avrò un figlio a cui probabilmente sono ancora più vicino'. Non potrà guidare, sarò il suo taxi per tutta la vita! Sarebbe fantastico se potesse vedere perfettamente e spero che un giorno sarà in grado di farlo".