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Orsato spiega il rifiuto a lavorare per la Russia: è per tutto quello in cui crede da sempre

Daniele Orsato ha deciso di rifiutare l’offerta di lavoro arrivatagli dalla Russia, che doveva essere molto remunerativa. Il suo no per motivi di principio: “Molto lusingato, ma alla luce dei principi etici che mi hanno sempre guidato, sia in campo che fuori, ho deciso di non accettare”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sembrava tutto fatto per vedere Daniele Orsato mettere la sua grande conoscenza ed esperienza arbitrale al servizio del calcio russo, dopo che il 48enne aveva appena appeso il fischietto al chiodo, ed invece il direttore di gara veneto ha fatto marcia indietro nel lasso di poche ore, declinando l'offerta – che doveva essere molto lauta dal punto di vista economico – per motivi di coscienza: "Se ci vado? Assolutamente no. Sono stato molto lusingato dall'invito. Tuttavia, alla luce della situazione socio-politica attuale e dei principi etici che mi hanno sempre guidato, sia in campo che fuori, ho deciso di non accettare".

Orsato dice no alla Russia per motivi etici

Una decisione dunque non legata a motivazioni calcistiche o logistiche, ma puramente di principio, dopo aver considerato la vicenda dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin e lo spargimento di sangue che ancora tutti i giorni si ripropone davanti ai nostri occhi, in un orrore che non accenna minimamente a finire. Orsato, che ha chiuso la sua lunga e brillante carriera agli ultimi Europei, ha spiegato a Repubblica in cosa sarebbe consistito il suo lavoro: "Mi era stato chiesto di collaborare come esperto arbitrale con la Federazione russa, all'interno di un panel di grande livello tecnico".

Daniele Orsato col pass al collo agli ultimi Europei: è stato il suo ultimo impegno da arbitro
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Dunque non se ne farà niente ed a questo punto sembra molto probabile che Orsato continui ad essere una risorsa importante per il mondo arbitrale italiano, ma non candidandosi alla presidenza dell'AIA al posto dell'attuale numero uno Carlo Pacifici: "No. Io sono un tecnico. Certo oggi l'AIA è afflitta da conflitti interni tra diverse correnti politiche che poi interferiscono nella gestione tecnica. È fondamentale dare una svolta, ma guidare un'organizzazione con oltre 30 mila associati e 206 sezioni richiede un ampio spettro di competenze amministrative e organizzative. Credo che potrei dare il mio contributo solo in un progetto politico che miri a separare nettamente la gestione associativa e politica da quella sportiva".

Orsato spiega i motivi del ritiro: "Gli stimoli"

Orsato ha poi spiegato perché ha deciso di ritirarsi dopo quasi 20 anni di fischi in campo, pur potendo continuare ad arbitrare: "Nell'arbitraggio è fondamentale mantenere elevati stimoli mentali per garantire performance di alto livello. Dopo aver raggiunto tutti i traguardi che avrei mai potuto desiderare, ho avvertito che quegli stimoli non erano più così forti. Per questo ho deciso di smettere, con l'obiettivo di cercare nuove sfide e stimoli in un altro ruolo".

Orsato si è ritirato a 48 anni: è il secondo arbitro per numero di partite dirette in Serie A (289) dopo Concetto Lo Bello
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Quanto al VAR, che avrebbe dovuto eliminare le polemiche ed invece le ha rinfocolate, l'opinione di Orsato è ovviamente favorevole all'uso della moviola, ma con la sottolineatura che la figura dell'arbitro resterà sempre insostituibile per qualsiasi macchina: "Quello che molti si ostinano a non capire è che la tecnologia non riuscirà mai a eliminare la funzione arbitrale nella valutazione dei falli di contatto, in uno sport dove le dinamiche degli scontri di gioco sono spesso molto complesse da giudicare. Mi piacerebbe un mondo in cui tutti comprendessero anche l'errore dell'arbitro. A volte la certezza non c'è neanche nelle immagini e quindi la decisione del campo rimarrà spesso insostituibile".

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