Origi è un nuovo giocatore del Milan: un po’ poliglotta e un po’ psicologo, è l’uomo dai gol pesanti
Divock Origi è finalmente un giocatore del Milan, dopo aver superato le visite e aver avuto l'ok del CONI, si è arrivati al giorno della firma sul nuovo contratto in rossonero. Un arrivo che sancisce in modo ufficiale il via alla nuova era targata RedBird, quella del post Elliott che vuole proseguire sulla falsa riga precedente ma alzando l'asticella. Il belga è il primo tassello, in attesa che ve ne siano altri nel momento in cui verrà dato il via libera a Maldini e a Massara. Anche l'operazione è stata veloce e diretta, come Origi in attacco, senza indugi: un quadriennale a 4 milioni di euro a stagione, più eventuali bonus.
Il nuovo contratto mostra l'investimento a lungo termine voluto dal Milan guadagnandosi stima e considerazione anche al di là di non avere le stigmate del vero goleador. Non sarà un bomber da 45 reti a stagione ma Divock Origi ha già dimostrato in carriera di essere un elemento più che utile laddove ha giocato, mettendo la propria firma al momento giusto. Sia in Belgio dove ha iniziato ad affacciarsi al pallone sia in Francia dove è esploso in tutte le sue qualità, sotto un allenatore che in Italia è ben conosciuto, Rudi Garcia. Al Lille, Origi si fa conoscere al mondo del pallone che conta e nel 2015, a soli 20 anni, vola in Inghilterra, alla corte del Liverpool. Dove vince tutto e scrive pagine importanti dei reds, dove lascia il segno in Champions, con la doppietta rifilata al Barcellona nel 2018, in semifinale, prima di alzare la Coppa al cielo vinta nel derby contro il Tottenham (dove trova un'altra rete pesante per il definitivo 2-0).
Gioca, piace, non segna molto, ma aiuta la squadra. In Inghilterra arriva con un bottino da 145 presenze e 41 gol, il tutto in sei stagioni (esclusa la parentesi in Germania) ma il Milan non gli chiederà di vincere la classifica marcatori: Origi ha una capacità come pochi di farsi trovare al momento giusto nel posto giusto, come in Nazionale dove in Brasile 2014 si è preso il record di essere diventato il più giovane marcatore belga di un Mondiale. Intelligente, possente, capace di giocare sulle fasce, il belga è stato indicato quale elemento che mancava al nuovo Milan di Pioli per dare dinamismo all'attacco rossonero portando una mentalità vincente: a Liverpool si è preso un campionato, una coppa nazionale, una coppa di lega, una Champions League, una Supercoppa europea e un campionato del mondo per club.
Un curriculum di prima classe che si sposa alla perfezione di quanto di buono si racconta di questo ragazzo dalle origini keniote che ha deciso di legare il proprio destino al calcio italiano, indossandone lo scudetto sopra il rossonero. Conosce quattro lingue: inglese, olandese, francese e il dialetto keniota, lo swahili ed è pronto per imparare la quinta, l'italiano. Elemento ulteriore per comprendere Origi anche fuori dal campo dove potrà essere un elemento altrettanto prezioso visto che come hobby non ha né motori né divertimenti particolari, ma gli studi di psicologia: è un ‘mentalista' autodidatta, ama studiare i vari aspetti delle personalità delle persone con cui entra in contatto, così come farà con i suoi nuovi compagni in rossonero. Non segnerà molto, si diceva: ma saprà, ancora una volta, farlo nei momenti che contano.