Orgoglio De Zerbi contro la Superlega: “Anche se potrei non allenare mai Juve, Inter o Milan”
Ieri ci ha messo la faccia con parole al vetriolo contro la Superlega, oggi si è tolto la soddisfazione di vincere proprio contro una delle tre squadre italiane che avrebbe dovuto partecipare al già naufragato torneo. Roberto De Zerbi e il suo Sassuolo hanno messo ko il Milan in rimonta. Una soddisfazione enorme per il tecnico degli emiliani che nel post-partita è tornato sull'argomento Superlega, ribadendo il suo pensiero consapevole delle difficoltà che potrebbe avere anche per la sua carriera.
"Non ho piacere a giocare contro il Milan". Lo stato d'animo di Roberto De Zerbi dopo la creazione della Superlega si può sintetizzare con queste parole pronunciate nella pirotecnica conferenza stampa di ieri. L'ex centrocampista si è unito all'ampio coro di no al nuovo format elitario che è già sfumato, dopo le proteste dei tifosi e l'uscita in primis dei club inglesi e poi delle italiane. Nel frattempo, il suo Sassuolo ha affrontato proprio uno dei club fondatori della Superlega, il Milan, strappando una vittoria prestigiosa in rimonta.
Ai microfoni di Sky il tecnico è tornato sulle sue dichiarazioni di ieri dimostrandosi consapevole degli effetti che potrebbero avere per il suo futuro: "Ho toccato con mano quanto è difficile prendere una posizione. Confermo tutto, ma ovviamente giocatori e tifosi del Milan sono esclusi, io sono cresciuto in rossonero e li conosco. Penso di non aver offeso nessuno e di non dovermi scusare. Ho preso una posizione per difendere il calcio che è la mia vita. Potrei essermi precluso la possibilità di andare in uno di questi 3 club, ma rifarei tutto perché credo di essere nel giusto".
E a proposito delle scuse di Paolo Maldini, la bandiera e dirigente rossonero che ha ammesso di non essere stato avvertito dei piani del club sulla Superlega, De Zerbi ha dichiarato: "Per me crescere al Milan è stato una fortuna e un privilegio, con campioni veri che oggi forse nel calcio non ci sono più. Ho appreso tanto da loro, soprattutto nel dare il senso giusto a questo sport. Per questo se i club fanno qualcosa su cui non sono d'accordo, è giusto dire la propria".