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Onana è un leader in campo, tra incitamenti e assist vincenti. Ma una cosa non va: “Mi dà fastidio”

Andrè Onana è stato tra i protagonisti del 3-3 al Camp Nou in Barcellona-Inter: ha sostenuto i compagni, effettuato parate importanti e dato l’assist a Lautaro da cui è nato il 3-2 di Gosens. Ma si è voluto togliere un sassolino nel post gara.
A cura di Alessio Pediglieri
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Tre gol subiti al Camp Nou in una partita di Champions League sono tanti ed è difficilissimo renderli un particolare quasi inutile, marginale. Eppure l‘Inter è riuscita nell'impresa di farli passare in secondo piano, davanti ad una prova più che positiva che ha permesso un passo enorme in classifica e che ha dato conferma che la squadra si sia ricompattata attorno al proprio allenatore, tornando a esprimersi su ottimi livelli. Un 3-3 che sa addirittura di sconfitta se si pensa alle occasioni mancate dai nerazzurri, volati sui gol di Barella, Lautaro, e Gosens. E su una nuova prova maiuscola di Andrè Onana, sempre più leader aggiunto in campo e fuori.

Dopo la prima partita da titolare in Serie A, contro il Sassuolo, Onana ha mantenuto il proprio ruolo anche in Champions League, ritornando a difendere i pali dell'Inter affrontando il suo recente passato, il Camp Nou, la ‘casa' del Barcellona dove l'estremo camerunense ha mosso i suoi primi passi. Una partita da ex, ricca di tensioni che sono sfociate dal rigore non concesso agli spagnoli a San Siro, proseguite con feroci polemiche e minacce, fino al diktat ai limiti del surreale del club catalano. Tutto ciò non ha scalfito la tempra di Onana, nemmeno il primo gol segnato da Dembelé al 40′ che ha fatto tremare le fondamenta dello stadio.

Onana in campo incita i compagni subito dopo il gol di Dembelé al 40'
Onana in campo incita i compagni subito dopo il gol di Dembelé al 40′

Proprio mentre l'Inter mostrava di potersela giocare alla pari, anche alle scelte offensive di un Inzaghi votato alla ricerca dei tre punti, è arrivata la doccia fredda a un passo dall'intervallo: un gol che avrebbe potuto decretare l'inizio della fine nerazzurra, con i 100 mila del Camp Nou esplosi sulle tribune a trascinare i giocatori di Xavi verso la goleada. Ma la reazione di Onana è stata qualcosa di esemplare, di unico a tal punto che si è dimostrata la base della reazione della squadra poi vista nel secondo tempo.

Mentre capitan Skriniar e compagni si dirigevano testa china e occhi persi verso il centrocampo è stato il camerunense, classe 1996 appena arrivato in estate alla corte nerazzurra, a trasformarsi autentico leader in campo: un incitamento rabbioso e sentito, a scuotere la squadra perché non mollasse, da vero capitano senza fascia. Un atteggiamento che ha ammaliato i tifosi interisti, rendendo Onana ancor più il beniamino e l'emblema della possibile svolta dell'Inter. Ciò che doveva essere fatto, è stato fatto dal classico ultimo arrivato che ha scalato le gerarchie in un paio di mesi.

La partita di Onana si è poi arricchita di ulteriore pregio in occasione del terzo gol nerazzurro che aveva dato l'illusione di un trionfo straordinario nerazzurro al Camp Nou: il suo lancio di trenta metri a imbeccare sulla linea di centrocampo Lautaro Martinez che si è poi fatto beffa della difesa azulgrana per la rete di Gosens, è divenuto un altro vessillo da sventolare altissimo da parte del popolo nerazzurro. Ciò che non si vedeva da tempo con Handanovic in porta, una sicurezza e un carisma accompagnati anche da intuizione e quel pizzico di sregolatezza che sta consacrando Onana, oramai sempre più titolare anche nella testa di un Inzaghi altrettanto sanguigno al Camp Nou.

L'esultanza di tutta l'Inter al gol di Gosens nato da una intuizione di Onana per Lautaro
L'esultanza di tutta l'Inter al gol di Gosens nato da una intuizione di Onana per Lautaro

E se quanto visto in campo contro il Barcellona per qualcuno è stato sorprendente, è nel post partita che il 26enne nazionale camerunense conferma di essersi calato alla perfezione nel suo nuovo ruolo: "In difesa ho cercato di comandare il gioco animando il gruppo e dando sostegno ai miei difensori e in generale a tutta la squadra. Anche grazie ad Handanovic che mi segue da vicino, dandomi consigli utili. Oggi era fondamentale non perdere". E poi, il sassolino per ribadire il concetto: "E' stata una prova di maturità? Questo è il motivo per cui l'Inter mi ha acquistato. Ho giocato quasi 300 partite, sono abituato a giocare partite di questo livello. Direi che ho abbastanza esperienza. E questa cosa che mi manca e devo farmi esperienza mi dà fastidio. Io ce l'ho già". Un concetto chiaro e forte. Da martedì sera anche nella testa di Simone Inzaghi.

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