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Nuovi stadi, il calcio italiano chiede una riforma al Governo per snellire l’iter burocratico

Coni, Federcalcio e Lega Serie A hanno inviato una lettera al Governo per chiedere lo snellimento dell’iter burocratico per la realizzazione di nuovi stadi in Italia. Nella missiva anche tre punti programmatrici da attuare per risolvere urgentemente il problema. Allegato anche un report che evidenzia come questa riforma porterebbe 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito superiore ai 3 miliardi di euro.
A cura di Michele Mazzeo
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Coni, Federcalcio e Lega Serie A hanno scritto una lettera al Governo per chiedere lo snellimento dell'iter burocratico per la realizzazione di nuovi stadi in Italia. A poche ore dall'uscita del DL Natale il calcio italiano ha dunque fatto le sue richieste non chiedendo né fondi né aiuti economici bensì una riforma che permetta al nostro calcio di colmare il gap strutturale con gli altri Paesi europei.

La terribile situazione che sta affrontando il mondo intero ci porta a condividere una necessaria riflessione sul futuro del calcio italiano, colpito e messo a dura prova, come qualsiasi altro settore industriale, dall’epidemia causata dal Covid-19. Dobbiamo evidenziare e denunciare lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture sportive del nostro Paese, imparagonabili rispetto agli stadi presenti in Europa. Il confronto con il contesto europeo è impietoso, l’Italia si pone alle spalle di Inghilterra, Germania e Spagna in termini di ricavi medi da gare, spettatori, modernità degli impianti, numero di nuovi stadi costruiti negli ultimi vent’anni". Questo è infatti l'incipit della lettera firmata congiuntamente dal presidente del Coni Giovanni Malagò, dal presidente della Figc Gabriele Gravina e dal presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e al Ministro dei beni culturali Dario Franceschini con la quale chiedono un intervento risolutivo per la questione nuovi stadi.

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Come spiegano i vertici del calcio italiano nella missiva recapitata a Palazzo Chigi le agevolazioni per la ristrutturazione degli impianti sportivi previste nel DL Semplificazione non hanno risolto quello che ad oggi è il principale freno ai processi di ammodernamento o costruzione di stadi di nuova generazione da parte delle singole società calcistiche, vale a dire "un iter autorizzativo complesso e con troppi Enti Pubblici coinvolti".

Ed è proprio questo lo scopo della lettera scritta dalle massime autorità dello sport più popolare del Paese: "Chiediamo al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro dedicato e un’azione concreta e immediata per far ripartire il nostro sistema, non perdiamo altro tempo. Non richiediamo fondi in questo drammatico momento dettato dal Covid-19, ma una serie di interventi mirati, volti a semplificare l’iter autorizzativo per la costruzione e l’ammodernamento degli impianti, in modo tale da ridurre le barriere presenti agli investimenti privati che mettono a grande rischio i possibili benefici" si legge infatti in quella che è la premessa della missiva inviata al Premier e al Consiglio dei Ministri.

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Alla lettera è inoltre allegato un rapporto Monitor Deloitte che evidenzia come "Il rinnovamento degli stadi potrà comportare investimenti fino a 4,5 miliardi nei prossimi 10 anni, con la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi". Ed è proprio alla luce di questa previsione che Coni, Figc e Lega Serie A nel proseguo della missiva presentano un piano programmatico di tre punti con i quali a loro dire si risolverebbe una volta per tutte la questione nuovi stadi.

Il primo punto prevedrebbe la riduzione del numero di autorità competenti coinvolte nel processo autorizzativo, passando alle attuali 6 agli standard degli altri Paesi europei come la Germania dove vengono le autorità a seconda dei casi sono massimo due. Il secondo punto invece riguarda la compressione delle fasi previste dall'iter autorizzativo che attualmente sono sette, eliminando qualche passaggio intermedio e allineandosi almeno alla media europea che si attesta tra le 4 e le 5 fasi. Il terzo e ultimo punto infine è quello legato alla rimozione dei vincoli legislativi relativi alla destinazione d’uso delle strutture, in particolare l'eliminazione del divieto ex-ante di prevedere opere residenziali, un limite questo presente soltanto in Italia.

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Il calcio italiano dunque non solo intende porre all'attenzione del Governo la questione relativa al riammodernamento degli impianti sportivi e alla costruzione di nuovi stadi alla luce delle grandi difficoltà incontrate da Roma e Fiorentina, ma anche da Milan e Inter, in questi ultimi anni, ma propone anche una soluzione per risolverlo. Una soluzione che aiuterebbe la ripresa del settore sportivo e porterebbe miliardi di investimento per rilanciare il calcio italiano che, come si legge in conclusione nella lettera firmata da Coni, FIGC e Lega Serie A "in questo momento rischia il fallimento a causa dell’immobilismo e della burocrazia”.

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