C'è questa cosa, difficile da inquadrare, che ha accompagnato per anni un'intera generazione nel modo di accostarsi alla figura di Diego Armando Maradona. La generazione di quelli che no, Maradona non l'hanno visto, capitati su questo pianeta fuori tempo quanto basta per non poterlo vivere nel senso pieno dell'espressione. Un misto tra invidia e rimpianto a definire la distanza con quelli che invece "Ho visto Maradona" lo andavano ripetendo con orgoglio e occhi lucidi, a pieni polmoni. Con il rispetto ossequioso che si deve ad una differenza di status (o semplicemente fortuna) ampia a mercata. Soprattutto nel dolore di queste ore. Che però è pure il nostro, anche se Maradona non l'abbiamo visto.
Perché paradossalmente ci siamo dovuti impegnare di più per recuperare terreno, nella foga di arrivare a conoscerlo e capirlo. Abbiamo studiato, immaginato, assorbito. Abbiamo ascoltato avidi i racconti di chi c'era, divorato VHS, consumato giga su Youtube. Abbiamo idolatrato transitivamente, fino a sembrare persino stupidi, sulla base di eventi e momenti di cui siamo stati testimoni solo postumi. Per certi versi siamo proprio noi, gli sfigati che non hanno visto Maradona, a restituire meglio di tutti le proporzioni del mito. Quello che abbatte i limiti del tempo, così grande e impattante da non poter restare chiuso nello spazio stretto di un'epoca. Trasversale, una delle parole più efficaci per descrivere Diego e la sua capacità di legarci tutti, vecchi e nuovi. Un'opera così complessa fatta come fosse la più semplice, proprio come gli capitava in campo.
E così sarà per l'eternità, la sua nuova dimensione. Generazione dopo generazione. Quelli che hanno visto Maradona continueranno a narrarlo con gli occhi lucidi. Quelli che non l'hanno visto continueranno a rosicare e recuperare il terreno perso. E a loro volta proveranno a raccontarlo alle generazioni che verranno, una dopo l'altra, nella riproduzione di quella magia che dà vita alle leggende. Come farò con mio figlio, il giorno in cui lo porterò a vedere la sua prima partita di calcio, raccontandogli la storia del signore a cui hanno intitolato lo stadio Diego Armando Maradona di Napoli. Il mito continua.