Aleggia nell’aria fastidiosa come un ronzio, quella parola scelta da alcuni come etichetta da appiccicare sulla Conference League vinta dalla Roma: “Coppetta”. È il risultato di una miscela di invidia, di vorrei-ma-non-posso, di mancata percezione del contesto che ci circonda. Perché solo chi si ritrova catapultato nel 2022 per magia direttamente dagli anni ’90 – quando neanche la Coppa delle Coppe veniva definita “coppetta” – può pensare che in Italia ci si possa permettere di alzare il sopracciglio al cospetto di un trionfo europeo. Una superficialità di visione tipicamente nostrana.
Noi, quelli che puntualmente ogni stagione, nelle coppe europee, dagli ottavi in avanti ci ritroviamo a fare la conta dei superstiti e guardare gli altri dare spettacolo e vincere. Noi che sbattiamo il muso su un altro modo di fare calcio – che non riusciamo ad emulare, né a fronteggiare – tutte le volte che mettiamo piede fuori dai nostri confini. Noi che abbiamo atteso per oltre un decennio prima di portare a casa un trofeo continentale, che ci permettiamo il lusso di qualificarci per l’Europa League e poi snobbarla (chi più, chi meno platealmente). Noi che anche quest’anno vivremo il Mondiale dal divano dopo essere stati eliminati dalla Macedonia (la Macedonia!) e che abbiamo giocato l’ultima sfida ad eliminazione diretta in una Coppa del Mondo un certo giorno di 16 anni fa a Berlino.
Sfugge ancora, totalmente, la cifra di quello che siamo diventati: se la Conference League è evidentemente un torneo di secondo piano – perché lo è, considerato il livello delle squadre partecipanti, e la Roma vi ha preso parte come conseguenza del brutto piazzamento nello scorso campionato – allora è perfetta per il calcio italiano. La nostra reale dimensione. E per questo va celebrata come merita un traguardo di prestigio.
Senza contare il significato che assume per la Roma il trionfo di Tirana. Il primo successo in ambito Uefa nella storia del club e l'inebriante sensazione che solo una coppa vinta può regalare, specialmente se all'inizio di un nuovo ciclo societario e tecnico. Vincere aiuta a vincere: tra le frasi fatte che popolano il mondo del calcio, senza dubbio una delle più vere. Per valori tecnici Mourinho e i suoi sono stati i chiari favoriti sin dall'inizio della competizione (insieme al Tottenham, che poi si è perso per strada), ma le partite poi vanno giocate e vinte. E non è mai semplice, neanche contro i salmonari.
La difficoltà della vittoria va sempre rispettata, a qualsiasi livello. E parlare di "coppetta" non rende onore né alla Roma, né all'intelligenza di chi lo fa.