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Nicolò Barella racconta cosa vuol dire sentirsi un perdente: “Ti entrano in testa tante cose”

Il centrocampista dell’Inter e della Nazionale confessa le sensazioni che si provano in certi momenti: “Passi un’estate brutta, e io l’ho fatta… ti passano per la mente certi pensieri”.
A cura di Maurizio De Santis
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"Ti entrano in testa tante cose". Basta questa frase di Nicolò Barella per capire quanto possa far male dentro perdere. Fa parte del gioco, ma alla fine non è solo quello. Un risultato (o una serie) storto lascia il segno: può gettarti allo sprofondo nello sconforto oppure restituirti abbastanza carica agonistica da risollevarti e fare meglio. Il centrocampista dell'Inter e della Nazionale ha provato tutte queste emozioni forti nel corso della sua esperienza professionale. Sa quanto è amara una sconfitta e quali strascichi si porta dietro nel tempo. "Io mi sono sempre detto: l'hanno prossimo voglio riprovarci perché per me certe cose sono uno stimolo. Ma la testa di molti non funziona così".

Nell'estratto dell'intervista al canale Youtube di Matteo Caccia il calciatore affronta a viso aperto il lato oscuro della carriera e quando afferma "io so cosa vuol dire perdere" apre uno squarcio su un mondo interiore invisibile agli occhi. Parte dagli insuccessi per spiegare il concetto che prova a filtrare prima di arrivare al punto. "Ho perso una finale dell’Europeo Under 19, ho dovuto abbandonare un Mondiale con le giovanili perché mi sono rotto una mano e i miei compagni sono arrivati terzi". Basta? Niente affatto, la striscia negativa e di cattivi pensieri prosegue con la narrazione di altri fallimenti: "Poi sono retrocesso con il Cagliari e con il Como, ho perso una finale di Champions League e un'altra di Europa League…".

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Detta così, sembra che la sua vita sportiva sia stata solo un disastro. All'interlocutore che fa una riflessione del genere Barella replica snocciolando anche i successi più esaltanti. Lo fa, però, per arrivare al nocciolo della questione. "Dall'altra parte ho vinto campionati, Coppa Italia, Supercoppa, Europei… ma quello che voglio dire è che è molto più facile spiegare cosa significa vincere. Quando perdi invece non sai cosa ti succede dopo". O meglio lo sa bene, perché l'ha avvertito sulla sua pelle una sensazione del genere. "Passi un'estate brutta, e io l’ho fatta… ti passano per la mente certi pensieri del tipo: ma giocherò mai più una finale di Champions, o un altro campionato così, o un’altra finale di Europa League? Tante cose ti entrano in testa".

Non tutti i mali vengono per nuocere, è l'esempio che si sente di dare personalmente. "Avrei voluto vincerle tutte quelle partite che ho perso. Ma anche averle perse mi piace perché mi regala un grande stimolo e dico a me stesso: l'anno prossimo voglio riprovarci'. La testa di molti, però, non ragiona così". E a proposito di cattivi pensieri, ce n'è uno che non dimentica: ironia della sorte è relativo all'anno della vittoria dello scudetto. "In quell'anno mi sono sentito solo perché ero molto criticato e tutti dicevano: non è il Nicolò dell’inizio".

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