Nevio Scala oggi a 77 anni: “Coltivo i campi, adesso sono miei. Sono appagato, non mi manca nulla”
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Nevio Scala ha smesso di allenare oltre 20 anni fa, nel 2004, quando lasciò la panchina dello Spartak Mosca. All'epoca era ancora giovane per la carriera di tecnico, con i suoi 57 anni, ma evidentemente dentro di lui si era spento quel fuoco che a inizio anni '90 gli aveva fatto scrivere l'epopea del Parma di Calisto Tanzi. Proprio al Parma, rifondato e ripartito in Serie D, Scala sarebbe poi tornato nel 2015 in veste di presidente, carica lasciata l'anno dopo per solidarietà con i suoi ex calciatori Apolloni e Minotti, che erano stati esonerati rispettivamente dai ruoli di allenatore e direttore sportivo. Da quel giorno, Nevio ha lasciato completamente il mondo del calcio ed è tornato nei campi dove era nato e dove oggi è felice a 77 anni.
Nevio Scala: "Prima di tutto sono stato e sono ancora un contadino, qui non mi manca nulla"
"La gioia per me è questa campagna, sono questi campi che coltivo assieme ai miei figli e alla mia famiglia. Gli stessi terreni che lavoravo quand'ero ragazzo, solo che allora mio padre li aveva in affitto, mentre adesso li abbiamo acquistati – racconta alla Gazzetta dello Sport – Sono stato un calciatore di buon livello, sono stato un allenatore che ha conquistato parecchi titoli, ma prima di tutto sono stato e sono ancora un contadino. Un agricoltore, per dirla in modo più elegante. Qui a Lozzo Atestino, provincia di Padova, mi sento appagato. Non mi manca nulla, io sono figlio di questi luoghi".
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Con Scala non si può non parlare di Parma: "Come si possono dimenticare quei sette anni che trascorsi là? Promozione dalla B alla A nel 1990, qualificazione in Coppa Uefa nel 1991, vittoria della Coppa Italia nel 1992, vittoria della Coppa delle Coppe nel 1993, vittoria della Supercoppa Europea nel 1994, vittoria della Coppa Uefa nel 1995. Un ciclo irripetibile che si basava su una sola parola: la semplicità. Il mioParma era una famiglia. Io ero il papà: buono quando dovevo esserlo, e severo se ve n'erano i motivi".

Il rimpianto di Scala: "Non essere mai andato a salutare il cavalier Calisto. Non ne ho avuto il coraggio"
"In Russia, dove mi sono trovato bene, è stata la mia ultima volta in panchina e dopo ho detto basta. Mi mancavano i campi, il trattore, e poi avevo voglia di mettermi al lavoro per far partire l'azienda. Se seguo il calcio di oggi? Ogni tanto, ma con distacco. Preferisco ricordare, parlare del mio calcio con gli amici, di quando giocavo o allenavo. Sono sempre in contatto con i miei vecchi compagni di strada e i miei giocatori – racconta Scala, che poi confessa un rimpianto che gli è rimasto – Come vissi il crac Parmalat? Dall'esterno, ma con immensa tristezza. Ho sempre avuto il rimpianto di non essere mai andato a salutare il cavalier Calisto. Non ne ho avuto il coraggio. Lui ha sbagliato, e ha pagato. Ma resto convinto che, in quell'occasione, non fu l'unico responsabile".