Nessuno caccia il milione di cauzione per Dani Alves: resta in carcere, c’è solo un modo per averlo
Weekend in carcere per Dani Alves, il cui team di avvocati non è riuscito a depositare neanche oggi il milione di euro di cauzione fissato dal tribunale per consentirgli di godere della libertà provvisoria fino all'ultimo grado di giudizio del processo per il quale è stato condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi dopo essere stato riconosciuto colpevole dello stupro di una ragazza in una discoteca di Barcellona a fine dicembre del 2022. Il 40enne brasiliano dormirà dunque tutto il fine settimana nel centro penitenziario di Brians 2 in Catalogna.
La difesa del calciatore ex Barça, Juventus e PSG infatti non ha versato la cifra altissima che è stata valutata la libertà provvisoria (con annesso pericolo di fuga) di Dani Alves: due giorni fa il tribunale provinciale di Barcellona – che finora l'aveva negata più volte, rispondendo picche alle istanze dei legali del giocatore – aveva fissato l'importo in un milione di euro. Il termine per depositare la somma scadeva inizialmente alle 14 di ogni giorno, ma il tribunale ha deciso di prorogarlo oggi fino alle 15, il che ha fatto pensare che i soldi fossero sul punto di essere trovati.
Dopo la pronuncia favorevole del tribunale, sembrava scontato che Dani Alves sarebbe uscito di prigione di lì a poco, ponendo fine alla lunga reclusione cautelare (14 mesi) dopo il suo arresto del gennaio 2023. Tuttavia le voci su un nuovo aiuto finanziario datogli dal vecchio amico Neymar, che già aveva versato per lui i 150mila euro di risarcimento alla vittima che erano stati decisivi per il dimezzamento della pena da 9 anni a 4 anni e 6 mesi, sono state spazzate via dal comunicato ufficiale con cui il padre di O Ney ha smentito che la sua famiglia avrebbe tirato fuori un solo euro questa volta: "È una situazione diversa da quella precedente, qua la giustizia spagnola ha già deciso la condanna, è una questione che oggi non ci riguarda più. Per noi, per la mia famiglia, la questione è finita".
Un milione di euro potrebbe sembrare una cifra accessibile per uno che in carriera di milioni ne ha guadagnati a decine, ma Dani Alves ha visto i suoi conti e i suoi beni sequestrati in Brasile nel corso di un altro processo, inoltre nel corso del processo spagnolo ha spiegato che alcuni dei suoi conti bancari erano addirittura in saldo negativo. Nonostante il suo entourage abbia lavorato 24 ore su 24 per reperire la somma, il compito si è rivelato davvero molto difficile. Dunque il calciatore brasiliano resterà in carcere almeno fino a lunedì prossimo e nel corso del fine settimana si tenterà di mettere assieme la cauzione.
A questo punto resta solo una strada possibile per trovare il milione e depositarlo in tribunale: nelle ultime ore i legali di Dani Alves hanno contattato diversi istituti bancari per ottenere un prestito per pagare la cauzione, usando come garanzia il denaro che l'Erario spagnolo deve restituire al brasiliano dopo che quest'ultimo ha vinto la partita contro l'Agenzia delle Entrate in un processo parallelo a quello per stupro. È una cifra ben superiore, visto che si parla di 9 milioni di euro. Nonostante gli sforzi fatti in tal senso, l'operazione ancora non è andata in porto: alcune delle banche contattate dai legali del calciatore si sono rifiutate di concedere il prestito "per una questione di reputazione".
Un istituto peraltro si sarebbe impegnato a chiudere l'operazione: il sì è arrivato nel tardo pomeriggio di giovedì, troppo tardi per rispettare la scadenza di oggi. Ma tutto fa pensare che lunedì sia il giorno giusto per depositare la somma in tribunale e far uscire Dani Alves di prigione. Oltre alla cauzione di un milione di euro, il tribunale ha stabilito che il calciatore dovrà consegnare i suoi due passaporti, quello spagnolo e quello brasiliano, per ridurre il rischio di fuga. Inoltre gli è vietato di comunicare o avvicinarsi alla vittima e ha l'obbligo di presentarsi ogni settimana in tribunale per firmare.
La sentenza di condanna non è definitiva e tutte le parti hanno presentato ricorso alla Corte Superiore di Giustizia della Catalogna. Inoltre anche nel caso in cui la decisione di secondo grado non soddisfi nessuno dei soggetti coinvolti, questi potrebbero comunque rivolgersi alla Corte Suprema, ultimo grado del processo oltre il quale non si potrà andare.