Nello spettacolo di City-Real la prodezza è dell’arbitro Kovacs: intuizione geniale sul 4-2
Una prodezza che vale come una delle grandi giocate di Manchester City–Real Madrid. Nello spettacolo del 4-3 andato in scena nella prima semifinale di Champions League si ritaglia un ruolo da protagonista (anche) l'arbitro István Kovács. Mostra freddezza, prontezza di riflessi e di pensiero, coraggio e padronanza dell'incontro. In una parola: personalità. È in partita, la tiene in pugno. Interviene quando deve. Lascia che scivoli via regalando show di reti ed emozioni. Riduce al minimo le interruzioni. Fa giocare, è giusto sia così. Applica il regolamento, la norma del vantaggio, senza alcun timore reverenziale.
Non ci sono capannelli per protestare da parte degli spagnoli, non c'è perdita di tempo degli inglesi: in testa i calciatori – almeno quelli di Guardiola – hanno una sola cosa, non fermarsi mai. Ritmo, qualità, intensità: è un altro pianeta, un livello di calcio che a solo pensarlo viene il mal di testa. Certe cose le hai oppure no. Sei forte oppure no. Hai il carattere oppure ti sciogli in un niente.
Quando Bernardo Silva prende palla, affonda nell'area di rigore dei blancos e lascia partire un tiro potente e preciso all'incrocio dei pali gli occhi sono tutti puntati sul direttore di gara rumeno. Zinchenko ha subito un fallo dal limite, è stato speronato e sbalzato per aria da Kroos, cade proprio davanti ai piedi dell'arbitro. Kovács ha poco tempo per decidere, il calciatore portoghese del City ha già ghermito la palla e s'è infilato nelle maglie della difesa madrilena.
Loro a far le belle statuine, convinti che sarebbero arrivati il fischio e la punizione, il Manchester a pigiare il piede sull'acceleratore. Ha la strada spianata: il direttore di gara ha impugnato il fischietto e lo ha portato alla bocca ma il sibilo non arriverà mai. Quelli del Real rallentano, commettono l'errore di fermarsi, perdono l'attimo fuggente.
È questione di attimi, una frazione di secondo. Kovács alza il braccio destro, indica che l'azione può proseguire. Bernardo Silva ringrazia e la spara nel sette. Corre verso i tifosi, si lancia in ginocchio. Intorno a lui c'è il caos, un'euforia pazzesca e non crede ai suoi occhi… allarga le braccia per esultare e, contestualmente, si volta e guarda dietro di sé. Cerca la sagoma dell'arbitro, vuole la conferma che quella rete per cuori forti è buona. E così è: 4-2.
Un episodio che porta alla memoria quanto successo in Serie A durante quel Milan-Spezia passato alla storia per l'errore tecnico colossale dell'arbitro Serra: ignorò completamente la regola del vantaggio e stoppò i rossoneri, poi gli franò il mondo sotto i piedi quando i liguri segnarono in pieno recupero il gol della vittoria (1-2). Fischiò troppo in fretta, senza nemmeno rendersi conto dell'evoluzione del gioco. Il Var non intervenne, non poteva. Chiese scusa, restò frastornato. In lacrime nello spogliatoio venne consolato da Ibrahimovic.
Kovacs no. Anche lui come i calciatori in campo, mostra di essere su un altro livello. Pure quando nel finale assegna un calcio di rigore per evidente (quanto ingenuo) fallo di mano di Laporte. Un marziano se paragonato alla media dei fischietti italiani che, salvo rare eccezioni, nella maggior parte dei casi corredano le cronache con interpretazioni, decisioni e applicazione delle norme spesso discutibili, al limite. In Manchester City-Real Madrid non ci sono sbavature, la scelta del direttore di gara si specchia nel regolamento.
L’arbitro può applicare il vantaggio ogni volta che si verifica un’infrazione, ma deve considerare le seguenti circostanze nel decidere se applicare il vantaggio o interrompere il gioco:
- la gravità dell’infrazione: se l’infrazione è passibile di espulsione, l’arbitro interromperà il gioco ed espellerà il calciatore, a meno che non ci sia una chiara opportunità di segnare una rete
- la posizione in cui è stata commessa l’infrazione: quanto più vicina è alla porta avversaria, tanto più efficace può essere il vantaggio
- la possibilità di un attacco immediato e promettente
- il livello agonistico della gara