Nell’inchiesta sulla Juve spunta la carta Mandragora, il sospetto dei pm: due club usati come banche
Nuove nuvole aleggiano sulla Juventus nell'ambito dell‘inchiesta Prisma sulle plusvalenze del club bianconero. Dopo l'interrogatorio di Paulo Dybala è stato ascoltato nelle vesti di testimone, un altro ex ovvero Rolando Mandragora. I pm di Torino voglio vederci chiaro sulle operazioni relative al centrocampista e anche ad altri calciatori, con il sospetto che dietro di queste ci sia l'utilizzo di altri club, ovvero Udinese e Atalanta come una sorta di "banche". Proprio per questo la procura ipotizza l'esistenza di altre scritture private, e anche di una cosiddetta "carta Mandragora".
Rolando Mandragora gioca attualmente nella Fiorentina che lo ha prelevato a titolo definitivo dalla Juventus nella scorsa estate per poco più di 8 milioni. I bianconeri avevano deciso di puntare su di lui nel 2016 acquistandolo dal Genoa. Il classe 1997 di Napoli che ha dovuto fare i conti con due gravi infortuni, è stato girato poi in prestito a Crotone, Udinese e Torino, prima del trasferimento finale in viola.
Oggi il suo nome torna d'attualità, nell'ambito delle indagini sulle plusvalenze della Juventus nell'inchiesta Prisma. In attesa dell'udienza preliminare del 27 marzo in cui si deciderà sul rinvio a giudizio, i pm di Torino continuano ad ascoltare testimoni per cercare di valutare nuovi elementi, pur essendo l'indagine chiusa. Questo potrebbe comportare nuovi sviluppi all'interno del processo, con conseguenze anche poi nell'ambito della giustizia sportiva. L'ultima ipotesi, messa in risalto da Repubblica, è quella legata al sospetto della procura sul possibile utilizzo da parte della Juventus di altri club come vere e proprie "banche".
Sotto la lente d'ingrandimento i rapporti di partnership con l'Udinese e l'Atalanta. In pratica per i pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santorello ci sarebbero delle ulteriori "side letter" che potrebbero essere state sottoscritte dalla Juventus, a corredo dei cosiddetti "impegni morali" a cui fece riferimento l'ex ds Paratici. In questo scenario, ecco la "carta Mandragora" con riferimento ai movimenti di mercato del centrocampista. Il calciatore dopo due anni alla Juve nel luglio 2018 (a giugno si era infortunato al ginocchio) venne acquistato per 20 milioni dall'Udinese, generando una plusvalenza di 13.7 milioni.
Il 3 ottobre 2020 la Vecchia Signora ricomprò Mandragora dai friulani, con un'operazione da 10 milioni più 6 di bonus lasciandolo in prestito a Udine. Per farlo la Juve sfruttò un'opzione di riacquisto, la "recompra", anche se la procura sospetta che si trattasse in realtà un obbligo di riacquisto mascherato da parte della Juventus: avrebbe dovuto riacquistarlo a 26 milioni, e quindi non sarebbe stato del tutto onorato. In una mail spedita da Claudio Chiellini fratello dell'ex difensore e responsabile dell'area prestiti della Juve ci sarebbe una traccia del debito.
In procura sono stati ascoltati Mandragora e il papà che è anche il suo agente, così come il vicepresidente dell’Udinese Stefano Campoccia, tutti nelle vesti di testimoni. Per quanto riguarda invece le altre carte non depositate in Lega, il riferimento è ai presunti debiti con un altro club, l'Atalanta per circa 14.5 milioni di euro che non sarebbero stati messi a bilancio. Sempre secondo Repubblica, tra le prove ci sarebbe una scrittura tra Percassi e Paratici del settembre 2020. Gli impegni di riacquisto, secondo quanto rilevato da chi ha indagato sulla vicenda, riguarderebbero in particolare 4 giocatori ovvero Mattiello, Muratore, Caldara e Romero per rispettivamente 4, 4, 3.5 e 3 milioni.