Nedved è scosso, ha gli occhi lucidi: “Scusatemi, non ce la faccio a parlare di calcio”
Pavel Nedved ha gli occhi lucidi. Non ha molta voglia di parlare di calcio in questo momento molto delicato a livello internazionale per l'escalation della crisi bellica. Lo fa ma è tormentato, non nasconde le proprie emozioni. È visibilmente commosso, china lo sguardo e porta la mano alla testa quasi a sorreggerla per la pesantezza dei pensieri che l'affollano. Si scusa per quell'attimo di smarrimento ma le notizie e le immagini che arrivano dall'Ucraina lo hanno sconvolto. "Per me è difficile parlare di calcio ed essere concentrato al 100% – le parole del dirigente bianconero a DAZN -, perché quello che sta succedendo in Ucraina lo sento. Io sono uomo dell'Est, mi sento vicino alla gente dell'Ucraina perché sono cresciuto lì. Nessuno merita di soffrire, nessuno merita la guerra e nessuno la vuole".
La Russia ha invaso il Paese e scatenato una pioggia di missili sulla capitale, Kiev, per spazzare via le difese. I civili sono in fuga: donne e bambini si dirigono verso i confini per mettersi in salvo, gli uomini e i ragazzi restano in città a combattere. Non si può restare impassibili dinanzi a tutto ciò. La comunità internazionale ha fatto quadrato e avviato il domino delle sanzioni nei confronti di Putin e di Mosca. Nessuno può prevedere quali saranno gli sviluppi della situazione. Il mondo del calcio ha già preso posizione in maniera molto forte: niente finale di Champions League a San Pietroburgo (è stata spostata a Parigi), Polonia e Svezia hanno detto no a eventuali playoff di qualificazione ai Mondiali 2022 contro la Russia.
Il portiere polacco e della Juventus, Szczesny, ha anche pubblicato un messaggio su Instagram molto chiaro: è una questione di coscienza oltre che affettiva, sua moglie è ucraina e – dice – "nelle vene di mio figlio scorre anche sangue ucraino". Nel corso dell'intervista Nedved discute anche di questo aspetto. "Ne abbiamo parlato tantissimo e condivido il suo pensiero. Quando ti tocca personalmente è difficile. L'allenatore gli ha chiesto di giocare e lui ha risposto presente. Capisco benissimo le sue difficoltà. In questo momento pensare al calcio è difficile".
Ultima riflessione dedicata alla sua federazione, quella della Repubblica Ceca. Al no della Polonia ha fatto seguito quello degli scandinavi. Nedved attende che ci sia una versione ufficiale anche da parte della sua nazionale. "Mi aspetto che faccia lo stesso passo. Non so cosa stiano aspettando. Sia Polonia che Svezia si sono espresse giustamente che non giocheranno con la Russia, i cechi devono fare altrettanto".