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Nazionale inginocchiata a metà, una grossa occasione persa in mondovisione

È diventata virale l’immagine della Nazionale inginocchiata soltanto in parte contro il Galles, con metà squadra rimasta in piedi anziché manifestare il proprio sostegno al movimento Black Lives Matter, simbolo della lotta alle discriminazioni razziali. Al di là dei fraintendimenti e l’imbarazzo per un momento non preparato a dovere, resta la sensazione di una certa distanza tra gli azzurri e chi nel mondo dello sport ha già compreso la valenza sociale del proprio ruolo.
A cura di Vito Lamorte
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Sono due le immagini che ha lasciato in eredità l'ultima partita della Nazionale a Roma per gli Europei: la festa per una Nazionale che viaggia fiduciosa verso gli ottavi e la scena vista pochi secondi prima del fischio d'inizio di Italia-Galles agli Europei. Allo stadio è tutto pronto per l'inizio dell'incontro quando l'arbitro Hategan parla per qualche istante con Gareth Bale, capitano del Galles, e fischia. Belotti calcia il pallone all'indietro convinto che la gara sia iniziata, mentre i calciatori gallesi si inginocchiano per dare il loro sostegno al movimento Black Lives Matter e alla lotta contro le discriminazioni. Una pratica consolidata da ormai un anno in Premier League, campionato di appartenenza per molti di loro. I giocatori azzurri si guardano tra loro, spaesati, per certi versi sorpresi. Solo in cinque si inginocchiano mentre gli altri restano in piedi. Tutto dura davvero pochissimi secondi e poi inizia la gara. In tanti non si accorgono nemmeno dell'accaduto in presa diretta, ma sui social l'immagine della Nazionale inginocchiata a metà rimbalza rapidamente, raccogliendo non poche critiche.

Cosa è andato storto

Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato o nel cerimoniale pre-match (peraltro svolto frettolosamente), quasi non fosse stata concordata la procedura con l'arbitro o il comportamento da seguire con lo staff della Federcalcio. La Nazionale è parsa impreparata a giudicare dalle reazioni diverse avute dagli azzurri in campo, in parte traditi anche dall'adrenalina a pochi istanti dal calcio d'inizio. Il caso emblematico è quello di Jorginho, che per tutta la stagione si è inginocchiato prima delle partite del Chelsea ma non ha fatto lo stesso contro il Galles. Leonardo Bonucci in un'intervista a Repubblica di qualche giorno fa aveva dichiarato: "Siamo tutti contro ogni forma di discriminazione e di razzismo, è una libera scelta delle singole federazioni". Matteo Pessina nella conferenza stampa post-match di ieri ha spiegato: "Non mi sono ricordato in quel momento, ma poi mi sono reso conto e un secondo dopo l'ho fatto anche io". È abbastanza evidente che non ci sia alcun pregiudizio ideologico da parte degli azzurri in campo ieri. Ma è altrettanto chiaro che quell'immagine, lanciata e rilanciata sui social, sia la fotografia di un'occasione persa, frutto di un atteggiamento ancora troppo pigro, da parte dei nostri sportivi, nei confronti di temi impegnativi come quelli legati al movimento Black Lives Matter.

Il ruolo sociale dei campioni dello sport

Gli azzurri sono stati oggetto di dibattito per il loro atteggiamento, dalla chiamata al "politicamente corretto" al sostegno a chi non ha ceduto al "pensiero unico" restando in piedi. Probabilmente non siamo di fronte a nessuna delle due opinioni ma c'è un frame che resta e lascia qualche interrogativo. La mancata consapevolezza della valenza di certi gesti, nel 2021, non è più un dettaglio da sottovalutare per un'atleta di primo livello. Da ormai un anno questo tipo di manifestazioni sono diventate parte degli eventi sportivi e alcuni gesti veicolati da personaggi così seguiti hanno dimostrato di poter far presa su un pubblico vastissimo. L'esempio lampante è quello che è avvenuto in NBA in tutta la seconda parte del 2020, quando gli atleti della lega più importante del mondo hanno dimostrato la stretta la correlazione tra la vita reale e lo sport. Perché è quello il cuore della questione: lo sport non è più solo sport. E chi ne fa parte dovrebbe averlo capito da un pezzo.

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