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Napoli, Younes: “I giocatori? Spremuti, trattati come stupidi e lasciati nell’ignoranza”

Il trequartista tedesco con cittadinanza libanese del Napoli ha puntato il dito sullo star-system del calcio professionistico: “Conviene sfruttarci, lasciarci nella stupidità, per poi gettarci via. E’ ciò che accade con i giovani che si approcciano al professionismo. La gioventù è il momento più bello di un professionista ma anche il più delicato: è il momento di impartire valori, principi. Ma al sistema non conviene”
A cura di Alessio Pediglieri
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Ha 27 anni e ha già girato mezza Europa Amin Younes, centrocampista del Napoli. Ma prima ha militato in Germania nel Borussia Mönchengladbach e nel Kaiserslautern e poi in Olanda in Eredivisie con la maglia dell'Ajax prima di approdare in azzurro. Cittadino del mondo, tedesco di nascita, nato a Dusseldorf, ma con cittadinanza libanese,  con una importante esperienza maturata alle spalle ma soprattutto con un bagaglio culturale e personale che gli ha permesso di rilasciare un'intervista fuori dai soliti schemi alla testata tedesca t-online. Argomento? Il riscatto che vorrebbe la categoria dei calciatori riuscisse ad ottenere di fronte al mondo che li vede come sciocchi, viziati e ricchi.

Un luogo comune che Younes ha sempre scacciato lontano da sè, sin da quando muoveva i primi passi nel mondo dorato del calcio, da dilettante seguito da vicino dal papà che si occupava di tutto e in una realtà, il Mönchengladbach, che ancora oggi definisce semplicemente "speciale". "Quando sei giovane devi essere seguito da vicino. E' vero, è il momento più bello della carriera di un calciatore ma anche quello più difficile dove ti vengono impartiti i valori, le direttive che poi guideranno la tua vita da adulto".

Amin Younes ammette semplicemente che tutto ciò costituisce una eccezione. Anche per colpa dello stesso sistema che ingloba i professionisti e li stereotipa in personaggi da copertina e jet-set, come vere e proprie star-system del calcio: "Siamo trattati spesso come degli stupidi, spinti a far soldi a godere del momento e del lusso che ti porta. La colpa è anche un po' nostra. Spesso mi è successo di uscire con i colleghi, siamo in 10-15-20 al tavolo ma tutti hanno occhi e attenzione solo ai telefonini. Non si parla più, non ci si confronta e mi chiedo: ma dove si andrà a finire?"

La ricetta c'è, spiega il trequartista del Napoli ma è difficile metterla in pratica di fronte a un enorme circo mediatico che vuole i calciatori assoluti protagonisti del momento: "Io ho avuto la fortuna di avere mio papà che ha sempre gestito tutto non ho mai potuto gare ciò che desideravo coi miei soldi e questa dovrebbe essere la mission di ogni società verso i giovani: educarli alla cultura del rispetto soprattutto nei propri confronti, gestire le situazioni, investire nel futuro, farli crescere soprattutto fuori dal campo come futuri uomini".

Esseriumani privilegiati, ammette Younes a t-online, ma non dev'essere una colpa bensì una opportunità per diventare migliori: "Le pressioni sono molte siamo personaggi pubblici, tutti ti guardano, osservano, imitano o criticano. Non devi sbagliare, stare attento a divertirti, mangiare sano. A me costa molto ma lo faccio anche se ai tempi dell'Ajax ad ogni inizio partita divoravo frittelle su frittelle. Era il mio debole ma mi faceva sentire felice e quando scendi in campo felice, poi giochi bene. Le frittelle mi hanno fatto raggiungere una finale di Europa League". Poi persa contro il Manchester di Mourinho, sotto i colpi di Pogba e Mkhitaryan nella gara di Stoccolma del 24 maggio 2017

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