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Napoli, ti mancano un regista e una condizione atletica uniforme

La media di 1.89 punti per partita, Champions compresa, non basta a un Napoli partito con ben altre ambizioni per questa stagione 2019/20. Qualche attenuante a questa deludente situazione potrebbe derivare da due fattori meno approfonditi: la mancanza di una condizione accettabile per diversi titolari arrivati alla spicciolata dopo gli impegni con le nazionali e le rispettive vacanze, e l’assenza, ormai storica, di un regista.
A cura di Salvatore Parente
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Il Napoli non va, non gira come dovrebbe e la media di 1.89 punti raccolti nelle nove gare stagionali, Champions compresa, ci parlano di una squadra ancora lontana dalla fisionomia e dalla chimica giuste. I moduli provati a rotazione, senza soluzione di continuità, sembrano non sortire l’effetto sperato e la vetta è, come del resto nello stesso periodo dello scorso anno, lontana sei lunghezze. Ma forse, qualche attenuante, qualche giustificazione a questo deludente stato dell’arte potrebbe derivare da due fattori: il primo, indipendente dai voleri del Napoli, il secondo strutturale. Parliamo di una condizione fisica non equilibrata per tutti gli uomini in rosa, costretti in estate a girovagare nei rispettivi continenti per gli impegni con le proprie nazionali e dell’assenza, ormai atavica, specie se si intende esplorare il 4-3-3, di un regista in mezzo al campo.

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Condizione poco uniforme: diversi titolari arrivati alla spicciolata

Il Napoli comincia la sua avventura 2019/20 a Dimaro il 6 di luglio. Con una manciata di titolari e una buona infornata di giovani di belle speranze, ma pronti a essere ceduti a titolo temporaneo. Poi, si attende l’arrivo dei big per costruire la nuova versione dei campani. Ma questa lunga attesa che coinvolge i titolarissimi, finisce, alla lunga, per incidere sugli equilibri ma anche sulla condizione stessa di questi elementi, alla fine dei giochi, ‘a macchia di leopardo’. E quindi poco uniforme. Basti pensare al ritorno dalle vacanze, oltremodo tardivo, per ben tre fondamentali pilastri del Napoli di Ancelotti.

30/06/19 🏆🇪🇸

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Fabian Ruiz, stella del centrocampo, rientra il 1 di agosto dopo aver vinto l’europeo Under 21 e il premio di miglior giocatore del torneo a giugno; Allan, mediano, mastino e uomo equilibrio per eccellenza, fa la sua apparizione il 6 di agosto direttamente negli States, nel corso della tournée a stelle e strisce del Napoli di questa estate, dopo il trionfo col suo Brasile in Copa America mentre Koulibaly, indiscusso leader, ministro della difesa partenopea, reduce dalla Coppa d’Africa, persa però senza il suo apporto in finale con l’Algeria, rivede il Vesuvio addirittura il 14 di agosto. A dieci giorni dall’inizio della Serie A azzurra, e dalla sfida alla Fiorentina al ‘Franchi’. Completano il quadro, Meret, rientrato il 18 luglio, Elmas, prelevato il 25 dello stesso mese e Lozano che invece, per via delle infinite strade del mercato, arriva a Castel Volturno il 23 di agosto. Va da sé che il Napoli non sia in grado di ripetere prestazioni dall’elevatissimo ritmo, come contro il Liverpool, arrancando spesso nelle gare ravvicinate. Più che comuni in questo periodo.

Manca un regista: Jorginho ed Hamsik, un lontano ricordo

L’altro appunto, stavolta a sfavore della progettualità in casa Napoli, va mosso per l’assenza, ormai atavica, di un regista puro in organico. Dall’addio, dorato, di Jorginho e poi di Hamsik, che del primo aveva preso compiti e mosse, i campani hanno abbandonato sistematicamente il playmaker, pure presente nella storia vincente di Ancelotti, per affidarsi a centrocampisti forti, bravissimi palla a terra, vedi i vari Fabian Ruiz o Zielinski, ma privi di quelle precise caratteristiche. Privi cioè dell’intuizione del play basso che, con pochissimi tocchi, dà l’avvio alla manovra della propria squadra.

Con i partenopei, vedi la partita di Torino con la Juventus, incapaci di uscire palla a terra quando gli avversari aggrediscono altissimi, e pure poco inclini, sempre a Torino, ma stavolta col Toro, a variare il fronte dell’attacco e a proporre un gioco più snello, rapido e veloce. Un’assenza, soprattutto se Ancelotti dovesse decidere di insistere col 4-3-3, che potrebbe risultare deleteria per i destini e il riscatto, immediato, del Napoli.

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