Napoli, Gattuso in lacrime: “Senso di appartenenza e rispetto. Se lavori bene, vinci”
Il primo trofeo della carriera di allenatore. Gennaro Gattuso lo ha vinto a Napoli, conquistando la Coppa Italia e battendo ai calci di rigore (4-2) quella Juventus che gli aveva inflitto una sconfitta durissima da digerire quando era alla guida del Milan. Prese quattro sberle sul muso a causa anche della serata negativa del portiere, Donnarumma, e quel trofeo che aveva perso con grande amarezza adesso è tutto suo nell'Olimpico stordito dalle note di ‘o surdato ‘nnamurato. È tutto vero, dopo aver affrontato la bufera di dicembre e di un inizio in salita per le macerie lasciate da Ancelotti. Le immagini dei calciatori che fanno gruppo intorno a lui raccontano molto di cosa è diventato il (suo) Napoli.
Me la sento dentro questa vittoria – dice in conferenza stampa. So le difficoltà da dove siamo partiti e penso che ce la siamo meritata. La vita min ha tolto qualcosa, il dio del calcio me l'ha restituita.
L'ultimo trionfo in una finale per i partenopei risale al 2014: Supercoppa italiana ottenuta dagli undici metri e con Rafael autore della parata miracolosa, quella decisiva. Anche allora avvenne contro la Juventus e accadde 2 anni dopo un'altra notte magica nella Capitale (2-0 con gol di Cavani e Hamsik) che si colorò d'azzurro.
A me il calcio ha dato più di quanto ho dato io – ha ammesso Gattuso in Rai, con la voce ancora rotta dall'emozione -. Quando succede quello che è successo a me non va bene, ma lo digerisci. Io faccio questo lavoro con grande passione, mi ha dato tanto e so che non posso mollare di una virgola.
Gattuso 1, Sarri 0 tituli. I tifosi napoletani si scatenano sui social per un risultato arrivato sia contro i rivali storici sia contro l'allenatore che, dopo la "grande bellezza" e lo scudetto contesto ai bianconeri, ha cambiato barricata passando alla Juventus. "Ringhio" adesso è il loro idolo. La Coppa Italia è solo un punto di (ri)partenza per una stagione da chiudere tentando anche il miracolo della qualificazione alla prossima edizione della Champions.
Abbiamo il dovere di fare queste ultime partite con rispetto. Non possiamo pensare di mollare dopo aver portato a casa solo il primo obiettivo. Abbiamo il dovere di provarci, abbiamo parecchi punti di distacco, ma ce la giochiamo.
Dove di provarci. Ce la giochiamo. Mai mollare. Tre concetti semplici, semplici che scandiscano la carriera del Gattuso calciatore e poi allenatore. Non menziona Lozano ma quando fa riferimento al suo modo di "arrabbiarsi" ribadisce quanto aveva già spiegato subito dopo la lavata di capo fatta al messicano che in allenamento non dava l'anima.
Io voglio vedere chi ci mette passione perché io ho sempre fatto così. È per questo che tante volte mi arrabbio – ha aggiunto Gattuso -. Dai miei calciatori voglio senso d'appartenenza, rispetto e quando si lavora lo si fa con grande serenità. Quando fai le cose bene, raccogli tutto ciò che semini.