Napoli, Gattuso come Mourinho: il Barcellona si ferma con il calcio all’italiana
Chissà se Gattuso ha rivisto la semifinale Inter-Barcellona nell'anno del Triplete. Il piano di gioco del Napoli, che ferma i blaugrana sull'1-1 e tiene ancora aperto il discorso qualificazione ai quarti, prevede la stessa applicazione difensiva. La stessa ricerca del meglio del calcio all'italiana, quello antico, difesa e contropiede. Proprio contro una squadra che si è data una missione, diffondere nel mondo la superiorità del gioco di passaggi. Ma di fronte alla sostanza di un Napoli compatto, di lotta e di governo, la superiorità non si vede. Mertens eguaglia Hamsik a 121 gol per il Napoli, pareggia Griezmann nell'unico lampo di una serata opaca. I soldati azzurri si riscoprono innamorati della squadra anche senza una vittoria.
I numeri del match
Il Barcellona produce più del doppio dei passaggi, 724 a 332. Nella trequarti offensiva, il dato dice 183 a 26. Ma le occasioni create, rivela Opta, son 7 pari. I tre giocatori blaugrana con oltre 100 passaggi non bastano ad affermare la superiorità rimasta solo nelle intenzioni, nella forma di un fraseggio orizzontale, di un ricamo senza scopo.
Formazioni
Nel Napoli gioca Mertens, Milik parte dalla panchina come Allan. Maksimovic fa coppia con Manolas al centro della difesa. Il Barcellona si schiera con Vidal largo a destra nel tridente con Messi e Griezmann. La sfida a distanza fra Busquets e Demme, che si chiama Diego in onore di Maradona omaggiato e presente in filigrana ad ogni tocco di Messi, definisce gli equilibri. Lo spagnolo, e non è una novità con Setién, si alza a pressare il play basso del Napoli con l'obiettivo di favorire il recupero veloce del pallone.
Il Napoli aspetta e chiude le linee di passaggio
Si gioca a specchio. Di Lorenzo accorcia su Rakitic, molto dinamico in avvio quando c'è da accompagnare l'azione. Semedo, che gioca da terzino destro, accompagna in traccia interna appoggiando Vidal e il Napoli si ritrova a difendere con un 4-5-1. Da un lato, gli azzurri cercano di non lasciare Mario Rui solo contro due, dall'altra è evidente lo spostamento d'aria dalle parti di Messi, marcato da non meno di tre avversari nei primi dieci minuti.
Il Barcellona porta avanti i terzini, a sinistra Firpo si insinua tra Di Lorenzo e Callejon, il Napoli prova ad aspettare e individuare lo spazio per un'eventuale imbucata verticale. I blaugrana guadagnano campo con un fraseggio ipnotico, più volte con tutti gli uomini, compresi i difensori centrali, oltre la linea di centrocampo. Ma è uno spostamento a lungo innocuo del pallone, una lunga attesa dell'occasione per affidarsi a Messi.
Manolas sfida Messi
Il Napoli il pallone lo vede decisamente meno. Demme prova ad aprire subito verso i terzini, Fabian Ruiz cerca la giocata in verticale: il piano di Gattuso è chiaro, chiudere le linee di passaggio, intasare gli spazi dietro la linea del pallone come l'Autosole a Ferragosto, poi aggirare il più velocemente possibile le linee di pressing ribaltando l'azione.
Messi, e non stupisce nessuno, è libero di galleggiare, aspettarsi, nascondersi in bella vista sulla fascia destra. Ma il Napoli non si lascia indurre nella tentazione del disequilibrio, Mario Rui resta stretto e segue i tagli dentro di Vidal che non fa ombra alla "Pulce". In ombra, invece, rimane Griezmann che nel primo quarto di partita non si vede mai.
L'argentino si accende al 26′, alla prima ripartenza veloce dopo un passaggio intercettato. Messi, in campo aperto per la prima volta, punta l'area. Ai lati scattano Vidal e Griezmann, che Manolas potrebbe pensare di seguire. Invece rimane fermo ad aspettare Messi. Fa bene, perché ne blocca il passaggio.
Zielinski crea, Mertens eguaglia Zielinski
Cambia tutto tre minuti dopo. Zielinski, che si era visto poco, lancia l'azione veloce del Napoli sul centro-destra. Intuisce l'errore di Umtiti e mette in evidenza i limiti del Barcellona, che in difesa si apre se attaccato in velocità con i centrali poco protetti dal centrocampo di palleggiatori.
La sua corsa progressiva lo avvicina all'area, il polacco sposta il pallone a sinistra per Mertens. Il tiro a giro "alla Insigne" lo porta a eguagliare Hamsik. Diventa il miglior marcatore nella storia del Napoli con un gol, e in una serata, non come le altre.
Secondo tempo: il Napoli aspetta, si fa male Mertens
Il secondo tempo ricomincia esattamente come il primo. Il Barcellona fa girare palla senza entrare o quasi in area, anche perché il Napoli è tutto negli ultimi venti metri. In un paio di occasioni al limite della propria area c'è Mertens, in un esercizio di quello che avremmo chiamato catenaccio in un'altra epoca. Gattuso versione Rappan (o Rocco se preferite) si preoccupa quando Busquets mette il belga ko: entra Milik, che può diventare punto di riferimento per far salire la squadra proteggendo il pallone da destinatario di lanci lunghi.
Mario Rui anello debole, pareggia Griezmann
Una strategia così focalizzata sul posizionamento difensivo richiede una totale applicazione, individuale e collettiva. E la stanchezza è nemica dell'occupazione ossessiva del campo. Basta uno spiraglio perché passi una corrente d'aria. Basta che Mario Rui si concentri sul portatore di palla senza avvedersi che alle sue spalle sta partendo Semedo. Il Barcellona allarga il campo, in area si palesa Griezmann: uno scatto, un tiro, un tocco, un gol. E' il quattordicesimo della sua stagione blaugrana.
Il Napoli, che azzarda un paio di incursioni in area con pressing alto solitario su un tremebondo Umtiti, rischia ancora nella zona di Mario Rui. Il portoghese fa sempre più fatica ad arginare Semedo e Vidal, e non sempre Demme e Fabian Ruiz riescono ad accorciare per offrire un sostegno sui disimpegni complessi o affrettati.
Il Napoli si apre nel finale
Entrano Arthur per Rakitic e Politano per Callejon. Aumentano le responsabilità di Insigne nella cucitura delle due fasi. La squadra di Gattuso comunque non rinuncia ad avviare l'azione dalla difesa. Negli ultimi 10 minuti più recupero il tecnico inserisce anche Allan per Demme, che ha giocato una partita intelligente da elemento di equilibrio della squadra. Ovvero, esattamente quello che Gattuso si aspettava da lui.
Il finale di partita vede il Napoli più alto, più aperto. Gli azzurri ci credono, verticalizzano nei corridoi interni e sfidano i difensori centrali dei blaugrana che dall'88' gioca in dieci per il doppio giallo (fallo e protesta, testa a testa con Mario Rui) a Vidal, uno dei migliori al San Paolo fino allo scoppio di nervi. Esce dal campo avvolto dai fischi. Esce rigenerato, invece, il Napoli operaio di fronte a un Barcellona di poca sostanza.