Napoli, che succede? A che punto (non) è la squadra di Ancelotti e perché
Con l'arrivo della sosta per gli impegni delle nazionali, la prima con un buon numero di partite, fra campionato e coppe, a referto è tempo per il Napoli di Carlo Ancelotti di primi giudizi e bilanci. Con il pareggio di Torino che complica il discorso per i campani che ora sono a meno 6 dalla vetta e con una serie di problemi e di deludenti prestazioni, da non far stare sereni. E così dalle buone sensazioni provenienti da alcuni singoli e da qualche serata Champions passando per i diversi problemi che attanagliano la squadra, ecco a che punto è il progetto Napoli.
Cosa funziona: compattezza difensiva e poche individualità
Dopo l'ennesima prova incolore, dopo l'ennesimo mezzo passo falso del Napoli, le buone notizie, le buone sensazioni intorno alla squadra si riducono quasi al lumicino. E sì perché in questo lasso di tempo i campani hanno perso più di un'occasione per restare incollati alla coppia di vertice composta da Juventus e inter. Con il ko casalingo contro il Cagliari e, in ultima analisi, il pari di Torino con i granata di Walter Mazzarri. Per una classifica che non sorride ma che comunque resta aperta. Specie, se il Napoli dovesse ritrovare fiducia, convinzione e garra viste in Champions League contro il Liverpool. Nell'unica, forse, vera partita di livello messa insieme dal club all'ombra del Vesuvio. Nell'ultimo periodo, poi, sono state messe a posto le cose in difesa con Manolas e soci bravi a schermare la porta di Meret e a subire soltanto tre reti nelle ultime quattro gare. Uno score incoraggiante specie se si considerano le prestazioni mediocri e le assenze del senegalese Koulibaly.
Infine, tra le note positive di questo avvio azzurro, annoveriamo la migliore tenuta difensiva, ma anche le prove individuali di calciatori come Meret e Di Lorenzo. Col primo bravo a prendersi la titolarità in porta, a fare interventi di livello e quindi a restare immune dalle rotazioni forsennate della scorsa stagione, e il secondo capace di giocare sempre al meglio e di risultare spesso fra i migliori nonostante il cambio di dimensione da Empoli a Napoli. Tanto da meritarsi la prima convocazione nella nazionale di Roberto Mancini.
Cosa non funziona: mal di gol, diversi casi in attacco e incertezze tattica
Nell'ultimo periodo il Napoli non sta dando l'impressione di essere una squadra da vertice. Un club in grado cioè di duellare con Inter e Juventus e, al tempo stesso, tenere botta pure in Champions League. L'involuzione, specie dopo il trionfo casalingo col Liverpool, è evidente a tutti. Gli azzurri, inconsciamente, quasi appagati dal successo ai danni dei campioni d'Europa, sembrano aver tirato il freno e capovolto le convinzioni tattiche di inizio anno. Prima, infatti, i problemi provenivano dalla difesa, oggi, da un attacco spuntato dove se Mertens non è in giornata, si fa fatica a fare male. L'attacco, già proprio quel reparto, come nota dolente di una squadra, invece, storicamente, molto forte da questo punto di vista. Proprio in questa porzione di campo, difatti, sono esplosi il caso Insigne e quello Lozano.
Col primo, ai ferri corti col tecnico, per via dell'esclusione di Genk e dell'incerta collocazione tattica, e il secondo assolutamente fuori dai meccanismi, esordio positivissimo a parte con la Juventus, offensivi di squadra. Completano il quadro, le troppe variazioni del sistema di gioco, con la squadra che è scesa in campo con tre moduli in stagione, in appena nove gare, col 4-2-3-1, il 4-4-2 e, ieri, il 4-3-3, ma anche il basso rendimento corale di tanti elementi chiamati poi ad interpretare al meglio i vari spartiti proposti da Ancelotti e un linguaggio del corpo, spesso, quando le cose non girano per il meglio, non proprio esaltante.
Cosa serve a gennaio: un trequartista? Occhio ai rinnovi
Le rivoluzioni non si fanno a gennaio né, al di là dei demeriti azzurri, se ne sente l'esigenza. Eppure qualcosa potrebbe succedere. Magari, si potrebbe provare ad accontentare Ancelotti sul tanto discusso trequartista che già in estate avrebbe dato un senso diverso alle previsioni di 4-2-3-1 proposte dall'ex manager del Real Madrid. Salvo poi, per via delle prove di squadra e dei risultati, fare retromarcia verso il più collaudato 4-4-2. Intanto, c'è da definire la strategia per i rinnovi, e sono tanti, col caso Mertens, in scadenza nel prossimo giugno, quale pratica privilegiata da mettere subito a posto. Il pericolo di perdere Dries, uno dei pochi a riversare sempre in campo ogni stilla di energia, è molto reale.