Napoli campione d’Italia con cinque giornate d’anticipo! Scudetto da sogno 33 anni dopo Maradona
Il Napoli ha conquistato matematicamente lo Scudetto grazie al pareggio (1-1) sul campo dell'Udinese. Il gol di Victor Osimhen nella ripresa scaccia via angoscia e cattivi pensieri, sblocca la squadra (che nel primo tempo era imbrigliata dalla tensione), rimette le cose a posto. Dà il via alla festa. E fa esplodere la Dacia Arena, stracolma di tifosi azzurri, come il Maradona gremito di sostenitori per assistere alla gara dai maxi-schermi.
Impossibile per la Lazio colmare lo svantaggio (+16) in classifica quando mancano cinque giornate alla fine della Serie A: azzurri a quota 80, biancocelesti a 64. È il terzo titolo di campione d'Italia nella storia del club azzurro: dopo quello perso in albergo a Firenze nel 2018, la sorte ha voluto che quello del 2023 arrivasse dopo la vigilia di attesa in hotel nel Friuli.
La festa è già cominciata e proseguirà fino al 4 giugno quando, in occasione dell'ultima gara in calendario, ci sarà la sfida casalinga con la Sampdoria: sarà allora che il capitano Di Lorenzo potrà alzare la Coppa davanti ai sostenitori. Lo scudetto non è più sospeso: il successo atteso a lungo, strozzato dalla rete di Dia della Salernitana al Maradona, ha fatto esplodere la gioia con una giornata di ritardo. È il primo 33 anni dopo l'ultimo arrivato sotto l'egida dell'ex Pibe de Oro.
Dopo vent'anni di dominio del Nord, tra Milano e Torino, il titolo tricolore torna al Sud. Comanda Napoli. Non è riscatto, né rivincita. È solo pura vittoria di campo, programmazione, gioco collettivo e non più solo di mano de dios. È la vittoria di una squadra forte, dominante, che ha chiuso i giochi imprimendo distacchi abissali e che a Torino, in virtù dello 0-1 ottenuto all'ultimo respiro con Raspadori, ha dato la sterzata decisiva al campionato.
Cinque anni fa il colpo di testa di Koulibaly rimise in discussione la corsa scudetto accorciando a -1 il gap dalla Juventus poi ci fu il tracollo. Cinque anni dopo il copione è stato diverso: all'Allianz Stadium il Napoli s'è di fatto cucito lo scudetto sulla maglia.
I partenopei hanno scolpito il loro nome anche in calce alle statistiche. Il titolo messo in bacheca alla 33ª giornata si mette in coda ad altri precedenti illustri che hanno fermato l'asticella a cinque turni dalla fine della Serie A. Per trovare un'impresa del genere e una squadra così dominante serve andare un po' indietro nel tempo: nel 2019 fu la Juventus di Allegri a spazzare via ogni velleità degli azzurri allora allenati da Carlo Ancelotti (33ª giornata); nel 2007 Roberto Mancini riuscì con la sua Inter a tenere a bada la concorrenza della Roma guidata da Spalletti; poi ci sono un paio di esempi che sono virati seppia e fanno riferimento a un'altra epoca di calcio, quello del Grande Torino e della Fiorentina negli Anni Cinquanta.
È la vittoria di Luciano Spalletti, che s'è tolto gli schiaffi da faccia e l'ombra scomoda di colui che a Roma (e in tv) è passato come il picconatore di Totti, all'Inter ha pagato dazio per uno spogliatoio messo in subbuglio dalle vicende di Icardi e consorte, in Serie A le sue squadre crollano nel momento topico della stagione.
A 64 anni, oltre ad aver fatto la storia del Napoli 33 primavere (e lunghi inverni) dopo Maradona, s'è preso un record personale: è il più ‘anziano' allenatore a conquistare il titolo tricolore in Serie A, scalzando dal podio più alto Maurizio Sarri che a 61 anni e 6 mesi lo aveva stretto tra le mani sulla panchina della Juve. Prima di loro sulla fatidica soglia dei 60 c'erano stati Niels Liedholm (60 anni e 7 mesi nel 1983 con la Roma) e Vujadin Boskov (nel 1991 con la Sampdoria a 60 anni compiuti).
Rullo compressore. Non c'è altro modo per definire il campionato disputato dal Napoli. In 15 giornate è inciampato solo due volte (pareggi contro Fiorentina e Lecce ad agosto). La prima sconfitta è arrivata il 4 gennaio dopo la lunga pausa per i mondiali (1-0 a San Siro contro l'Inter) poi c'è stato un lunga sequenza di vittorie con due macchie (il doppio e doloroso ko in casa contro la Lazio 0-1 e il Milan 0-4). A Torino contro la Juventus, complice il passo falso della squadra di Sarri, ha spianato la strada verso lo scudetto con una media di 2.47 punti a partita, abbassata di poco solo dall'incidente di percorso con la Salernitana.
Rivoluzione compiuta. Nessuno immaginava che dopo la squadra della "grande bellezza", dopo Koulibaly, "Ciro" Mertens e Insigne, Pepe Reina, Albiol e Higuain si potesse arrivare a una stagione di questo tipo. Nessuno credeva che questa squadra potesse competere per lo scudetto o, addirittura, per entrare tra le prime quattro.
Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato su quel gran genio di Kvara (arrivato dalla periferia del mondo calcistico), sulle doti di Osimhen (per due anni frenato da acciacchi vari), sul coreano Kim, sulle qualità di Giovanni Di Lorenzo, uomo ovunque e capitano. L'allineamento perfetto dei pianeti ha reso tutto possibile. È il momento giusto. È l'anno del Napoli. Gli dei del pallone così hanno voluto.