Napoli bellissimo e anche più ricco: in 4 partite di Champions ripianato un buco da 60 milioni
Una squadra rinnovata, un tetto ingaggi ridotto e un obiettivo: 58,9 milioni da ripianare entro il 2026. Una cifra che però, il Napoli, ha già messo in tasca con lo straordinario cammino compiuto finora in Champions League. Chiaro, da solo non basta per l'intera gestione annuale del club, ma il valore di quanto fatto dalla squadra di Spalletti è perfettamente sovrapponibile col peggior "buco" dell'era De Laurentiis.
La più ampia perdita mai registrata dal club partenopeo sotto l'ombrello della FilmAuro, causa Covid-19 e tutte le conseguenti restrizioni, è stata alla base delle scelte fatte in estate: cessioni eccellenti, giovani in rampa di lancio, mancati rinnovi dei contratti più onerosi. Il Napoli ha voltato pagina, ma il nuovo capitolo ha già messo in sicurezza più di 60 milioni di euro grazie alle quattro vittorie ottenute contro Liverpool, Rangers e Ajax, quest'ultimo battuto sia al Maradona che alla Crujiff Arena.
Napoli agli ottavi di Champions, un affare da 60 milioni
L'accesso agli ottavi di finale di Champions League vale da solo 9,6 milioni di euro, a prescindere da quale sarà la posizione nel girone degli azzurri, che battendo l'Ajax nel match di ritorno si sono assicurati il passaggio del turno, ma dovranno vedersela col Liverpool (attualmente secondo a 9 punti) per mantenere la prima posizione.
Intanto, con quattro vittorie su quattro partite, il Napoli ha anche messo in cassa altri 11,2 milioni di euro di premio per i risultati ottenuti, a cui aggiungere la quota da distribuire tra tutti i club partecipanti per i premi non distribuiti (ovvero quelli derivanti dai pareggi di tutte le partite del girone), attualmente inferiore ai 600 mila euro. E questo, ovviamente, senza dimenticare la quota di partecipazione di 15,64 milioni, ridotta a 14,8 milioni al netto dei "tagli" previsti dalla Uefa per le misure post-Covid. Solo il campo, a conti fatti, ha già garantito al Napoli una somma superiore a 36 milioni di euro.
Poi c'è tutto l'extra-campo, tra ricavi fissi e variabili. Nel primo caso, il ranking decennale Uefa è una certezza, col Napoli che ha iniziato la stagione al 19° posto in graduatoria, ma davanti a sé ha Manchester United e Arsenal, entrambe assenti dalla Champions League, il che porta gli azzurri in 17ª posizione per quanto riguarda la ridistribuzione della quota "storica". Poco meno di 18,2 milioni, per quanto riguarda il club di De Laurentiis, che ha anche la garanzia di metter dentro 4 milioni dalla prima delle due tranche derivanti dal market pool, quella fissa legata alla classifica della scorsa Serie A.
Già così, dunque, il Napoli ha messo in cassaforte poco meno di 58,5 milioni di euro e manca la quota variabile di market pool, da calcolare in base alle partite giocate da tutte le italiane in Champions League. Nulla è ancora aritmeticamente deciso per Inter, Milan e Juventus, ma il minimo garantito di 2,7 milioni basta per assicurare al Napoli un assegno da oltre 60 milioni di euro dalla Uefa.
Perdite e tagli, il piano di ripartenza del Napoli
Intanto, per il Napoli, è già una discreta boccata d'ossigeno. Certo, difficile da paragonare ai «220 milioni di euro» sbandierati da De Laurentiis come mancati ricavi nel biennio pandemico, ma quantomeno un punto di partenza per riportare in attivo i conti del club, senza intaccare la «riserva volontaria» che al 30 giugno 2021 contava 125,85 milioni di euro e non è stata utilizzata per far fronte alla perdita record da 58,9 milioni.
La prima mossa è stata fatta in estate, salutando la vecchia guardia e rinunciando a rinnovi onerosi: Insigne, Mertens e Koulibaly avrebbero rappresentato perdite incalcolabili per qualunque squadra, ma il ds Giuntoli ha individuato in Kvaratskhelia, Raspadori e Kim non solo dei sostituti all'altezza, ma anche dei giovani con cui alleggerire il monte ingaggi. Un taglio da quasi 40 milioni e se fino alla passata stagione lo stipendio più gravoso era di 6 milioni netti (oltre 11 milioni lordi), adesso il tetto è stato abbassato ai 4,5 milioni netti di Osimhen e Lozano, per i quali il Napoli gode dei vantaggi del Decreto Crescita e paga al lordo meno di 6 milioni.
Quanto può valere la Champions League per il Napoli
Questi primi due mesi di Champions League non bastano dunque per tornare ai livelli pre-Covid, ma il percorso del Napoli – dal punto di vista contabile – è già tracciato. La perdita da 58,9 milioni va ripianata «all’approvazione del bilancio al 30 giugno 2026», come si legge nel verbale d'assemblea per l'approvazione del bilancio del 2021, e per farlo il club punta a produrre nuovamente utili, con i quali coprire progressivamente il buco di un anno fa.
Con quanto fatto finora, la certezza è quella di avere un assegno dalla Uefa superiore ai 60 milioni di euro, che potrà aiutare il Napoli a tornare ai livelli di fatturato registrati prima della pandemia. Il tutto con una stagione ancora da disputare e con un potenziale economico enorme, in base a quello che sarà il cammino degli azzurri in Europa.
Un eventuale accesso ai quarti di finale varrebbe 10,6 milioni di euro, a cui si aggiungerebbero altri 12,5 milioni di euro in caso di qualificazione alle semifinali e altri 15,5 milioni qualora dovesse arrivare uno storico accesso alla finale di Champions League. Il massimo che il Napoli potrebbe trarre dalla propria campagna europea, contando anche i 4,5 milioni aggiuntivi previsti per chi vince la Champions League e i 3,5 milioni previsti per la partecipazione alla Supercoppa Europea.
Da qui in avanti, dunque, restano in ballo altri 46,6 milioni di euro, per un montepremi complessivo che supererebbe i 105 milioni di euro senza tenere conto della seconda tranche del market pool, che già adesso varrebbe certamente più dei 2,7 milioni di minimo garantito. Al momento, Spalletti e i suoi hanno assicurato al club più di metà di questa cifra. Un tesoretto col quale iniziare a ripianare la peggior perdita dell'era De Laurentiis.