Nainggolan e le sigarette che non fanno male: “Che problema c’è? I polmoni sono allenati”
Radja Nainggolan è tornato in Belgio nell'estate scorsa. A 33 anni, dopo una carriera spesa in Italia tra Cagliari, Roma e Inter, ha accettato il trasferimento all'Anversa. Ha cambiato vita e ambiente sportivo ma è rimasto sempre lo stesso: calciatore di lotta e di governo dentro e fuori dal campo; uomo vero/verace, è così come lo vedi, lo ami oppure lo odi, a sopra le righe e fuori dagli schemi (non quelli tattici), pur sempre sincero nella sua evidenza. Stile di vita e carattere non sempre hanno rappresentato punti in suo favore tant'è che quando la nazionale dei ‘diavoli rossi' ha cambiato commissario tecnico poco alla volta gli spazi per lui si sono ristretti.
Fuma, non l'ha mai nascosto. Perché avrebbe dovuto farlo? Anzi, ai tempi della Roma fu molto chiaro: "Non me ne vergogno". Lui è rimasto sempre lo stesso e, almeno fino all'Europeo del 2016, era una presenza fissa nel centrocampo del Belgio poi le cose sono cambiate: "Gli altri commissari tecnici – ha ammesso Nainggolan nell'intervista al belga VRT – mi hanno sempre accettato così come sono. E se fumavo in balcone non mi dicevano niente, me lo permettevano. Che male c'è a fumare qualche sigaretta? Siamo allenati, i nostri polmoni sono allenati. E poi mi rilassa, lo facevo per scaricare lo stress".
L'ultima convocazione con il Belgio risale a marzo 2018, Nainggolan venne chiamato in occasione di un'amichevole contro l'Arabia Saudita. Poi più nulla. La recente edizione degli Europei l'ha vista dalla tv, non rientrava da tempo nelle scelte del ct, Roberto Martinez. Questione di feeling che non è mai scoccato e della volontà dell'allenatore di puntare su altri calciatori secondo lui più funzionali. "Se le mi convocazioni sono poche è colpa sua, non del mio stile di vita – ha aggiunto il centrocampista – e se oggi mi richiamasse, rifiuterei. Con Wilmots ho fatto un buon Europeo nel 2016, poi sono stato allontanato dalla nazionale. Martinez mi disse che non avrei giocato nello stesso ruolo che ricoprivo alla Roma e che avrei rischiato di creare un brutto clima nello spogliatoio".