Mourinho sente rumore di nemici anche a Roma, lo sfogo in tv: “A fine stagione avrò tanto da dire”
Un conto è il tutto esaurito come contro il Bodo, quando uno stadio intero trascina la squadra. Un conto è il tutto esaurito come quello di oggi con il Verona quando a sostenere la squadra è stata esclusivamente la Curva. È il concetto che José Mourinho sottolinea in maniera polemica alla fine dell'incontro con il Verona che ha portato la Roma al terzo posto, in piena zona Champions.
"La gente non dà il giusto credito alla squadra – ha ammesso nelle interviste a DAZN, iniziando così il lungo sfogo -. Sold out come di quelli di oggi sono un vero peccato se poi dei giocatori vengono fischiati dai tifosi. Bove ama la Roma più di loro. A fine stagione avrò tanto da dire".
È solo l'incipit del discorso che diventa più articolato e tocca anche altri aspetti della questione. Parole che fanno seguito a un gesto molto chiaro che ha fatto al termine dell'incontro con l'Hellas. Il tecnico portoghese ha riunito la squadra in mezzo al campo e si è complimentato con il gruppo per la bella prestazione fatta al netto di tante assenze pesanti. Ultima in ordine di tempo: l'infortunio capitato ad Abraham dopo una decina di minuti (colpito all'occhio in maniera fortuita da Mancini, è stato costretto ad abbandonare il campo).
Il ‘rumore dei nemici' lo accompagna anche nella Capitale ma le sue parole possono avere una duplice interpretazione: la prima, in riferimento alla coesione e alla grande compattezza del suo gruppo che si sta spingendo oltre i limiti; la seconda, è sembrato quasi un messaggio rivolto al club dal quale, dopo un anno e mezzo di esperienza, attende un segnale più chiaro in vista del futuro sul piano degli investimenti e delle ambizioni.
"Ne parliamo a fine stagione, avrò tanto da dire, ora non è il momento – è la parte cruciale dello sfogo in tv -. In un anno e mezzo qui io non ho mai concesso un'intervista, parlo solo in conferenza stampa e alle tv nel pre e nel post-partita perché sono obbligato altrimenti arriva una multa al club o a me. Interviste zero: magari sbaglio, ma voglio aspettare fino alla fine".
Perché Mou dice queste cose e con chi ce l'ha? In sintesi, alza la voce (adesso che la Roma è terza può farlo) e protegge i suoi giocatori che meriterebbero belle parole invece vengono dipinti come fortunati mentre i fenomeni sono gli altri. se la prende con tutti, da quella maggioranza di pubblico che ancora mugugna nonostante i risultati fino ai media che definisce ingenerosi. E prosegue nel discorso nel quale spiega in quali condizioni sta lavorando e perché ritiene che alla sua squadra vada solo detto grazie e data massima fiducia. Merita rispetto e lo sottolinea.
"Karsdorp non giocava da più di due mesi, Spinazzola ha avuto problemi e infortuni, Bove l'anno scorso giocava su un campo di plastica, Belotti non giocava da tanto tempo, Solbakken impara a giocare con noi e a conoscere tatticamente la nostra squadra, El Shaarawy che prima non giocava due gare di fila e ora ne fa quattro o cinque. È una squadra, la mia, a cui la gente non dà quello che merita. Se io sono un tifoso della Roma a Bove lo porto in braccio ogni giorno, perché è più tifoso di loro, ama più la Roma di loro. Quando io sono arrivato lui stava per andare in prestito in Serie C, oggi invece gioca da titolare della Roma".
L'ultimo riferimento di Mourinho è per i media o almeno per quella parte di informazione che non restituisce al gruppo i giusti meriti, che la mette all'angolo con eccessiva severità.
"Voi giornalisti non aiutate perché tutti gli altri sono fenomeni e noi vinciamo perché abbiamo fortuna o perché segniamo da palla inattiva. Io sono vecchietto, ho vinto già tanto e non ho bisogno di belle parole. Loro, i giocatori, invece ne hanno bisogno. Devo anche difendere i miei ragazzi che meritano di più".