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Mourinho costretto a fare quello che mai aveva fatto in 24 anni di calcio: sfogo roboante in Turchia

Il tecnico portoghese è tornato sulla scelta di disertare la conferenza stampa post match di campionato. “La mia decisione non aveva nulla a che fare con il risultato. Non si possono aspettare 70 minuti”.
A cura di Maurizio De Santis
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José Mourinho non ha perso lo smalto dei tempi migliori. Anzi, quanto accaduto dopo la sconfitta del suo Fenerbahçe con il Galatasaray ha rispolverato quel sacro fuoco che è stato il filo conduttore di conferenze stampa al vetriolo, battute taglienti, gesti iconici (come quello delle manette) ed espressioni proverbiali sul "rumore dei nemici", la "prostituzione intellettuale" o le risposte fulminanti nei confronti dei reporter. Quello che poco dopo la sfida di campionato s'è avvicinato a lui nella mixed zone per mostrargli lo sfottò del "Gala" sullo "specialista in lacrime" se n'è accorto personalmente. Basta rivedere le immagini per capire quanto quell'occhiataccia fosse tremenda così come quel "sei serio o stai scherzando?" che è divenuto una scudisciata quando, guardatolo dritto negli occhi, gli ha detto: "Sei sicuro di essere un giornalista?".

Poco prima Mourinho aveva fatto parlare di sé perché assente in conferenza stampa, un gesto da molti ritenuto scortese e irrispettoso ma del quale lo stesso allenatore portoghese ha fornito una spiegazione spartiacque, di quelle trancianti alla sua maniera. Lo ha fatto in occasione dell'appuntamento coi media alla vigilia della partita di Europa League contro l'Union Saint-Gilloise e ha ribaltato la narrazione dei fatti sostenendo che in realtà la persona offesa è lui per aver dovuto attendere almeno settanta minuti che il collega della squadra avversaria, Okan Buruk, terminasse il suo meeting.

"In 24 anni di carriera non mi sono mai sottratto ad alcuna conferenza stampa – le parole di Mourinho -. Non ho mai avuto paura dei giornalisti e delle loro domande". Poi arriva al nocciolo della questione e scandisce bene i concetti per evitare false interpretazioni. "Ci sono dei limiti! Ho atteso per oltre un'ora e anche dopo non sono potuto andare perché la conferenza stampa del mio collega continuava. E non è possibile stare lì ad aspettare un tempo indefinito per parlare coi media".

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Altra precisazione che ha cuore e sottolinea: "La mia decisione non aveva nulla a che fare con il risultato, ma solo con qualcosa che non trovavo corretto. Lo stesso accadrà nella prossima partita, andrò all'intervista flash subito dopo la partita, perché è così che funzionano le interviste flash. Non sono 20 minuti dopo la partita, è subito dopo. Poi aspetti 15 minuti, mezz'ora è normale. Ma settanta minuti no, mi dispiace, ma è irrispettoso! Se qualcuno si è sentito mancato di rispetto, quello sono io". A prescindere dalle proprie buone (ed eventualmente opinabili) ragioni, lo Special One non potrà sfuggire a un provvedimento disciplinare: la multa per aver saltato il colloquio con la stampa.

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