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Moreo: “A Pisa sono rinato con Inzaghi, vogliamo regalare alla città un sogno che manca da trent’anni”

A Fanpage.it Stefano Moreo ha raccontato la sua stagione e quella del Pisa, che sogna la Serie A dopo più di trent’anni: le sue difficoltà negli anni scorsi e l’arrivo di mister Inzaghi che ha cambiato tutto.
A cura di Vito Lamorte
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Il raggio di luce che entra dalla finestra aurea del Duomo e dà via al Capodanno Pisano, che si festeggia il 25 marzo, è un po' come alcuni gol di Stefano Moreo. Abbaglianti. Magari non sono tantissimi ma quasi tutti di bellissimi. L'attaccante classe 1993, dopo le difficoltà delle prime due stagioni, è diventato uno dei calciatori più importanti del Pisa di Filippo Inzaghi che occupa il secondo posto nella classifica di Serie B ed è una delle candidate per la promozione diretta in A.

Moreo è un giocatore atipico e non sarebbe corretto giudicarlo solo dalle statistiche perché non è un attaccante che segna caterve di gol, ma il lavoro che fa questo ragazzo nato a Milano per la sua squadra è unico: oggi lo possono confermare i compagni, e i tifosi, a Pisa ma lo stesso è accaduto a Venezia, Palermo, Empoli e Brescia. Moreo per la buonissima tecnica individuale e gioco aereo, grazie alla sua duttilità tattica

A Fanpage.it Stefano Moreo ha raccontato la sua stagione e quella del Pisa, che sogna la Serie A dopo più di trent'anni: l'ultima partecipazione al massimo campionato è datata 1990-1991.

Che stagione è quella di Stefano Moreo fino a questo momento?
“Sicuramente positiva rispetto agli ultimi due anni a Pisa. C’erano state un po’ di difficoltà a livello di squadra che personali ma quest’anno penso che sto dando un mano alla squadra tra gol e assist. Sono contento“.

Il suo impatto con il Pisa non è stato semplice ma quest’anno ha dimostrato di essere un calciatore fondamentale per questa squadra: cosa è cambiato?
“Vero, non è stato semplicissimo. Sicuramente l’arrivo di Inzaghi mi ha aiutato perché è il quarto anno che lavoro con lui e sa che tipo di giocatore sono, come farmi rendere al meglio. La chiave è certamente questa“.

Ecco, che tipo di rapporto ha Moreo con Filippo Inzaghi?
“Lui mi ha voluto a Venezia e abbiamo fatto subito benissimo, vincendo il campionato di C e la Coppa Italia. Sono stato sempre benissimo con lui e mi ha richiamato a Brescia. C’era stata un’occasione per andare a Benevento, sempre con lui, ma io ho fatto una scelta diversa. Non mi pento di nessuna scelta però c’è un feeling speciale. Io con lui ho fatto diversi ruoli, a Brescia ho fatto la prima punta mentre quest’anno mi ha cucito questo ruolo da trequartista e posso spaziare in più zone di campo”.

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Però le piace di più questo nuovo ruolo, dica la verità…
"Sì, mi piace molto ma sono sempre stato uno che si è messo a disposizione per la squadra. Poi, devo essere sincero, non sono mai stato un vero bomber d’area: io nasco come ala, come esterno, e man mano mi sono accentrato anche per l’altezza ma penso di essere sempre stato più bravo a partecipare al gioco e a mandare in porta i miei compagni".

Ha segnato alcuni gol molto belli: dal suo punto di vista qual è stato il più difficile?
"Quello col Bari di tacco è stato istintivo e in quel momento non sapevo neanche se ero in fuorigioco: ho visto la palla lì e ho messo il tacco. Quello col Mantova, invece, per difficoltà è più bello: la palla al volo che finisce sotto l’incrocio“.

Moreo ha iniziato nelle giovanili del Milan…
“Io ho finito con gli Allievi Nazionali e poi sono stato ‘scartato’. Di quella squadra non c’è nessuno a livelli alti in questo momento: c’è qualcuno in Serie C ma per il resto poco o niente. Come allenatori ho avuto Giovanni Stroppa e Stefano Eranio".

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Perché utilizza il termine ‘scartato’?
"Sceglievano giocatori già strutturati, con un fisico più imponente, e io sono cresciuto tardi, ero piccolino. Quell’anno poi non ero neanche andato così bene e decisero così. Poi mi sono andato a fare le ossa nei campionato regionali e non mi pento delle scelte che ho fatto".

Il suo percorso nel ‘calcio dei grandi’ è iniziato in Serie D alla Caronnese: hai scalato gradino per gradino la montagna del calcio italiano…
"Io penso che la mia fortuna è stata quella di non passare dalle Primavere, dove rischi di bruciarti subito: invece la Serie D ti prepara ad un certo tipo di impatto per gli step successivi perché ti fai le ‘ossa’ e ti confronti con calciatori, sia avversari che compagni, che hanno una certa esperienza".

Le dispiace non aver mai avuto un’occasione vera in Serie A?
"Un po’ sì, ci sono arrivato vicino ma ho dovuto rifare un passo indietro. C’è sempre tempo per arrivarci, perché alcuni sono arrivati anche molto tardi…".

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L’anno prossimo col Pisa?
"(Ride, ndr ) Noi ci stiamo provando. Abbiamo raggiunto alcuni obiettivi di quest’anno ma adesso siamo lì e ci proveremo fino alla fine. È una piazza che si merita palcoscenici importanti e ci proveremo".

In che modo Moreo vuole fare gli auguri ai pisani per il ‘Capodanno pisano’: quali sono le speranze per questo finale di stagione, a livello personale e di squadra?
"A livello personale si collega a quello di squadra, perché voglio dare una mano al gruppo e a questa piazza a raggiungere questo obiettivo, un sogno, che manca da più di trent’anni. L’augurio è di mettercela tutta fino alla fine, con l’aiuta del pubblico, e di sperare di arrivare fino in fondo in questo modo".

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