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Mondo del calcio in lutto: è morto Mario Corso

Mario Corso è morto. Aveva 78 anni. Straordinario interprete della Grande Inter e del calcio italiano degli anni 60, è deceduto nella giornata di sabato 20 giugno. Con la maglia nerazzurra vinse quattro scudetti, due Coppe dei campioni e due Coppe Intercontinentali. Soprannominato ‘Mandrake’, era il re del tiro ‘a foglia morta’. Fenomenale mancino, era il prototipo dell’esterno moderno, capace di giocare anche da trequartista.
A cura di Alessio Pediglieri
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Una notizia terribile coinvolge ancora una volta il mondo dello sport e in particolare quello del calcio: è morto Mario Corso, straordinario interprete  della Grande Inter di Helenio Herrera. Campione euromondiale negli anni Sessanta, fenomenale mancino, aveva 78 anni. Candidato per tre volte al Pallone d'oro, dove il suo piazzamento migliore è stato il 7º nell'edizione 1964, ‘Mariolino' Corso ha legato il proprio nome soprattutto alla storia dell'Inter, nella quale ha militato dal 1957 al 1973 prima di trasferirsi al Genoa, dove ha concluso la carriera nel 1975. Anche con il ‘Grifone' riuscì a lasciare il segno: il Genoa lo ha infatti inserito nella sua "Hall of Fame" per i due anni di permanenza nel club rossoblù.

Mario Corso con la maglia nerazzurra ha totalizzato 509 presenze, segnando 94 reti e vincendo quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Dell'Inter è poi diventato anche allenatore nella stagione 1985-1986, subentrando in corsa a Ilario Castagner, esonerato dal club, e conducendo la squadra ad un dignitoso sesto posto. Ma è proprio ai trascorsi nerazzurri sul campo che il mito di Corso ha preso piede, soprattutto per una straordinaria caratteristica tecnica che lo rese celebre: il tiro a ‘foglia morta'.  Un gesto tecnico che arrivava dalle qualità brasiliane di Didì, Corso fu il primo e più grande interprete europeo di quel gesto: con un sinistro fatato, riusciva a calciare il pallone imprimendo una traiettoria particolare, con una parabola che riusciva spesso a ingannare i portieri avversari.

Giocatore con doti tecniche e tattiche che avrebbero potuto inserirlo stabilmente anche nel calcio moderno. Dal piede sinistro sublime, sapeva svariare in vari punti del campo, dalla sua tradizionale posizione a sinistra, che oggi viene indicata dagli ‘esterni' ma nel calcio di Corso si identificava nelle ‘ali', "Mandrake" – uno dei tanti soprannomi regalati dal calcio – riusciva a interpretare anche il ruolo di trequartista. Una visione tattica che spesso metteva in difficoltà i tecnici ma che gli conferiva quel ‘quid' in più che spesso faceva la differenza.

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