Mino Raiola non è morto, è in gravi condizioni. Zangrillo: “Sta combattendo con la malattia”
Mino Raiola non è morto. Fanpage.it ha riportato la notizia della sua scomparsa, diffusa da fonti qualificate e ripresa su scala globale, e si scusa con Mino Raiola, la sua famiglia e i lettori per il grave errore. La news della morte di uno dei procuratori più importanti del mondo del calcio esplode all’improvviso e fa rapidamente il giro a livello internazionale. Poco dopo, la smentita secca da parte dei medici e dei collaboratori a lui più vicini. A cominciare dal professor Zangrillo, direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell'ospedale San Raffaele di MIlano: "Sono indignato dalle telefonate di pseudogiornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo", ha dichiarato. Parole sulla stessa falsariga di quelle rilasciate da José Fortes Rodriguez, il braccio destro dell'agente, alla tv olandese NOS: "È in una brutta posizione, ma non è morto".
Un tweet condiviso sui social attraverso l'account dello stesso Mino Raiola sgombra il campo da tutto e fa chiarezza: "Stato di salute attuale per chi lo chiede: incazzato visto che è seconda volta che mi uccidono in quattro mesi. Sembra che sono in grado di resuscitare".
Il 12 gennaio scorso erano trapelate indiscrezioni sulle sue condizioni di salute preoccupanti: era stato ricoverato e operato all’ospedale "San Raffaele" di Milano per una patologia polmonare non legata a un'infezione da Covid. Il suo staff, però, si affrettò a precisare che quelle cure a cui era stato sottoposto rientravano in un ciclo di controllo programmati da tempo, che – a dispetto di quanto rivelato dal quotidiano tedesco ‘Bild' – non si trovava in terapia intensiva né era in pericolo di vita. Smentite in tal senso erano arrivate anche dal professore Alberto Zangrillo: il Primario dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare confermò la versione fornita dai più stretti collaboratori di Raiola.
Mino Raiola è il re dei procuratori italiani. Tessere la trama delle trattative, mediare, fare e disfare accordi per trovare di nuovi e più vantaggiosi, congrui per i calciatori che rappresentava hanno scandito l'operato di una vita trascorsa a dialogare con le più forti e importanti società. Mino Raiola è il manager che è riuscito a nuotare in un mondo di squali, ritagliandosi un ruolo e un posto di eccezione. Fiuto per il talento e come farlo fruttare, le linee guida del suo operato: traccia un percorso di crescita e lascia che la sua creatura cresca, decidendo quando arriva il momento giusto di mollare gli ormeggi per scegliere sfide nuove, destinazioni più ricche.
Da cameriere a manager di successo, la storia di Raiola inizia a Nocera Inferiore. Quattro novembre 1967. Mino Raiola nasce nell'Agro, in provincia di Salerno. La sua famiglia emigra in Olanda e si stabilisce ad Harleem. Suo padre apre un ristorante e il giovane Mino, con la maturità classica in tasca allora nemmeno immaginava di scalare le vette del calcio internazionale. È precoce, entra subito e in maniera scaltra nel mondo imprenditoriale: fa il cameriere, il contabile e a 19 anni addirittura acquista un McDonald, lo rivende quasi subito e mette da parte un tesoretto che saprà come implementare. È solo l'inizio.
Conosce poco l'inglese, lo impara da autodidatta. Bada alla forma più che alla sostanza e sarà così sempre. Intanto gioca (anche) a calcio, ma calzare le scarpette è solo un mezzo per entrare meglio e in maniera più approfondita in quel mondo di cui diventerà uno dei signori incontrastati. L'Harleem lo prende come direttore sportivo. A 20 anni fonda Intermezzo, una società di intermediazione con la quale, poco alla volta, si farà largo come agente. Brian Roy dall'Ajax al Foggia è uno dei primi colpi. Da lì inizia una storia lunga e scintillante, che non è ancora finita.