Mino Raiola e il triangolo con Ibrahimovic e Lukaku finito con un ‘tradimento’
Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku non si sopportano, fino al derby di Coppa Italia Inter-Milan non erano in molti quelli che erano conoscenza del cattivo rapporto tra i due bomber. In quella partita sono volate parole grosse e i due giocatori sono andati fortemente a contatto. Un vero e proprio testa, poi parole forti da una parte e dall'altra: "Vai a fare i tuoi voodoo con tua madre" ha detto lo svedese, mentre il belga ha risposto mandando a quel paese Zlatan e la moglie del milanista. Poi i due hanno continuato a beccarsi con Lukaku, a stento trattenuto da alcuni compagni di squadra. La rivalità tra questi due attaccanti parte da lontano, e un capitolo della propria storia è dedicato a Mino Raiola, che di Ibra è un mentore ed è quasi un secondo padre ma che di Lukaku è l'ex procuratore. E al netto della separazione consensuale i due non si sono lasciati bene.
Lo storico legame tra Mino Raiola e Ibrahimovic
Il legame tra Zlatan e Raiola è storico, lo svedese è stato scoperto da ragazzino dal procuratore che per il bomber milanista è stato ed è tutt'ora determinante. Si conobbero quando Ibra era già un calciatore dell'Ajax, era giovane, fecero amicizia a pranzo, mentre mangiavano il sushi. Era il 2003, da quel momento non si sono separati più. Ibrahimovic ha cambiato tante squadre, ha vestito le maglie di Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Psg, Manchester United, LA Galaxy e ancora il Milan. Raiola è sempre stato al suo fianco e l'italo-olandese lo conquistò con la sua sincerità e anni fa raccontò un aneddoto: "Gli piaccio perché sono stato il primo a dirgli che era uno str***o. Tutti gli altri altri gli dicevano solo cose belle, io gli ho detto la verità, così l'ho reso migliore".
Quando Raiola era il procuratore di Lukaku
Romelu Lukaku era già un calciatore affermato, aveva disputato i Mondiali 2014 e giocato una finale di Supercoppa Europea con il Chelsea, quando nella primavera del 2015 firma con la scuderia di Raiola. All'epoca era un calciatore dell'Everton Lukaku che dopo aver disputato un paio di campionati di alto livello e Euro 2016 al termine della Premier League 2016-2017 decise di lasciare l'Everton, che gli fece un'offerta importante. Il bomber voleva tornare al Chelsea, dove avrebbe trovato Antonio Conte che lo voleva, ma i Blues non volevano acquistarlo invece a tutti i costi. Raiola condusse la trattativa a modo suo, chiedendo una commissione altissima (17 milioni).
La trattativa con il Chelsea e la firma con il Manchester United
Quella cifra il Chelsea non volle dargliela e così virò su Morata. Lukaku, che se n'era andato in vacanza negli Stati Uniti, invece finì al Manchester United. Quasi a sua insaputa, perché il suo procuratore gli aveva garantito il passaggio a Londra, ma quando l'affare non si concretizzò decise di accettare l'offerta di Mourinho, che in squadra in realtà aveva già tanti grandi attaccanti, compreso Ibrahimovic. Divenne un calciatore dei Red Devils il figlio d'arte, che giocò anche la Champions, ma quel passaggio non piacque a Lukaku che si sentì tradito da Raiola e nella primavera del 2018 arrivò la separazione.
Il procuratore accettò questa decisione, anche se sicuramente non l'ha dimenticata – perché sono pochi i calciatori che lo hanno lasciato (all'elenco si aggiungono Mkhitaryan e Insigne). E recentemente qualche stilettata Raiola l'ha sganciata verso Lukaku, che per lui è imparagonabile sia con Ibrahimovic che con il suo nuovo pupillo Haaland:
Erling è come Ibra a vent’anni. Ha la stessa voglia di lavorare e di diventare il piu forte. Solskjær, invece di paragonare Haaland a Lukaku, pensi a trovare un modo per far giocare Pogba da campione.
Le dure parole di Lukaku per Mino Raiola
Lo scorso autunno dal ritiro della nazionale belga, in occasione di un match di Nations League, l'attaccante fu durissimo parlando di Raiola e disse che quando avrebbe pubblicato la sua autobiografia avrebbe detto la sua verità:
Un giorno, quando il mio libro sarà completo, svelerò tutti i dettagli. Succedono tante cose nel calcio, ma l’importante è che la prossima generazione di giocatori abbia il pieno controllo delle proprie scelte. Tutto deve essere corretto.