Minaudo spruzza veleno: “Baresi e Tassotti cattivi e scorretti, col VAR il Milan avrebbe meno scudetti”
Lunedì si giocherà un derby di Milano che si annuncia frizzante: l'Inter in caso di vittoria si cucirà matematicamente sulla maglia lo scudetto numero 20, quello della seconda stella, mentre il Milan – che gioca formalmente in casa, dunque con gran parte del pubblico di San Siro alle sue spalle – tutto vorrà, tranne che vedere i cugini festeggiare proprio in quella occasione. Questo al netto di una partita che esula per definizione da situazioni di classifica e può consegnare alla storia il più inatteso degli eroi di un giorno, come fu Giuseppe Minaudo il 6 aprile 1986. Il centrocampista, allora 19enne, era all'esordio in un derby e segnò il gol decisivo. Oggi, a distanza di quasi 40 anni, si toglie qualche sassolino dalla scarpa, identificando Franco Baresi e Mauro Tassotti come gli avversari più "cattivi e scorretti" e affermando che "se ci fosse stato il VAR il Milan avrebbe qualche scudetto e coppa in meno".
Siciliano di Mazara del Vallo, Minaudo non era un fine dicitore del pallone ma interpretava con abnegazione la vita da mediano che tanti anni dopo avrebbe cantato Ligabue: "Correvo tanto, menavo, segnavo poco". Partito col botto del gol nel derby col Milan, due anni dopo lasciò l'Inter – nelle cui giovanili era cresciuto – per non farci più ritorno e iniziare un'onesta carriera: prima Udinese e Ancona in Serie B, poi il ritorno nella massima serie con l'Atalanta di cui diventò un punto fermo a centrocampo. Dopo la retrocessione col Torino nel 1996, scese di categoria in Serie C vestendo le maglie di Fidelis Andria, Cremonese, Juve Stabia, Novara, chiudendo poi la carriera nei dilettanti a 36 anni nel 2003.
Oggi che di anni ne ha 57, Minaudo allena i ragazzini dell'FC Carioca, una squadra di Cardano al Campo nel varesino, e dà una mano al fratello nella gestione di case vacanza, dopo che "per dieci anni ho avuto una società finanziaria a Merate: mutui e leasing. Gli affari sono andati bene per un po', poi la crisi del 2008. Ho chiuso la società e sono uscito anche da quel mondo, così come da quello del calcio. Quando esci dal giro del calcio è difficile rientrare. Ne sono uscito nauseato dall’ambiente. Troppa ipocrisia".
Quel derby del 1986 è stampato a fuoco nella sua memoria e non potrebbe essere diversamente: "Sono stato il primo a dare un dispiacere calcistico a Berlusconi (anche il presidente rossonero era al suo primo derby, ndr), Galliani lo ricordava ogni volta che lo incontravo. Rummenigge si fece male durante il riscaldamento prepartita. Al suo posto giocò Marangon che a sua volta si fece male alla fine del primo tempo. Nell'intervallo, Mario Corso, l'allenatore, mi disse: ‘Mino scaldati, tocca a te. Gioca sereno e sui cross stai vicino alla porta‘".
La rete che decise la partita, finita 1-0 per l'Inter, arrivò ad un quarto d'ora dalla fine, scaraventando il pallone in rete dall'area piccola su sponda di testa di Mandorlini: "Sono impazzito dalla felicità, volevo correre per tutto il prato di San Siro ma Ferri mi sollevò da terra e fui sommerso dall’abbraccio dei compagni".
Nella chiacchierata col Corriere della Sera, Minaudo spruzza un po' di veleno nei confronti del Milan, citando in maniera non esattamente lusinghiera due dei pilastri della leggendaria difesa a quattro del Diavolo di quell'epoca, completata da Costacurta e Maldini: "Il più antipatico di quel Milan? Parliamo di campo: Franco Baresi. Tutti i miei compagni, compreso suo fratello Beppe, lo detestavano. E Tassotti. Erano cattivi e scorretti. Baresi alzava il braccio e gli arbitri fischiavano fuorigioco. Ci fosse stato il VAR il Milan avrebbe qualche scudetto e coppa in meno…".