Milan, il 2020 di Pioli è da Champions: da gennaio conquistati 25 punti in 13 partite
Massimiliano Allegri, tecnico che conosce bene l'ambiente di Milanello e che nelle ultime ore è stato tra l'altro nuovamente accostato al club rossonero, ama ripetere spesso che il calcio è ‘opinabile', che non vi sono certezze e che tutto è soggettivo. Il tutto è vero ma fino ad un certo punto, perché proprio Stefano Pioli ha dimostrato di avere le capacità e la personalità per stare sulla panchina del Milan. Lo ha fatto in maniera oggettiva, perché la classifica e il cammino di Ibrahimovic e compagni sono lì da vedere.
Sottovalutato e anche denigrato al suo arrivo, da chi si era rifatto le orecchie al nome di Spalletti come successore di Giampaolo, il 54enne mister emiliano ha infatti lavorato al meglio per rimettere insieme un gruppo sfaldato, e per ridargli un'idea di gioco e fiducia nei propri mezzi. Senza fare proclami e dare in escandescenza, utilizzando modi educati e parole garbate (che tanto sarebbero piaciute a Silvio Berlusconi, che ha sempre considerato importante l'atteggiamento dei suoi dipendenti), Stefano Pioli ha dunque rimesso le cose a posto e rianimato una squadra anonima.
La domanda che tutti fanno a Gazidis
Ricordato con affetto da molti tifosi di alcune squadre che ha allenato un carriera, il ‘Normal One' di Parma è ora diventato un piacevole dilemma per il fondo Elliott e per Ivan Gazidis: già al lavoro per costruire l'organigramma della prossima stagione. Di fronte ai numeri del Milan di Pioli, che da gennaio (e dopo il ritorno di Ibrahimovic) ha fatto 25 punti in 13 partite piazzandosi virtualmente quarto in un'ipotetica classifica dall'inizio dell'anno, l'amministratore delegato rossonero si trova infatti nella spiacevole situazione di dover rispondere alla domanda di tutti i tifosi milanisti. Perché non lasciare Pioli in panchina e far arrivare a Rangnick solo per occuparsi del ruolo di direttore tecnico?