Milan, chi è Ralf Rangnick: carriera, modulo, tattica e acquisti del tecnico tedesco
Dal maestro Giampaolo al professore Rangnick, passando dal ‘normalizzatore' Pioli. Tutto in poco più di dodici mesi. Il Milan del fondo Elliott, quello ormai totalmente in mano ad Ivan Gazidis e sempre più distante da Paolo Maldini e dal quell'incipit berlusconiano ‘il Milan ai milanisti‘, è all'alba di una nuova e grande rivoluzione: quella che porterà il 62enne uomo ‘Red Bull' non solo in panchina, ma anche alla guida dell'area tecnica e addirittura anche a quella del reparto medico. Una scommessa azzardata che spaventa i tifosi rossoneri (ancora scottati dai recenti flop) e che riporta all'anno zero uno dei club più famosi e vincenti al mondo.
Milanello non sarà più lo stesso con l'avvento di colui che in Germania chiamano ‘Der Professor'. Autoritario e testardo quanto basta, Ralf Rangnick arriva in Italia dopo aver studiato a lungo. Lo ha fatto prima dell'accordo con il Milan, ripassando i metodi di lavoro di rivoluzionari della panchina come Lobanovsky, Zeman e soprattutto Arrigo Sacchi, e dopo l'intesa con Gazidis passando ore e ore sui libri per imparare la nostra lingua. Sbarca in Italia dopo aver lasciato il segno con Lipsia e Schalke 04 (con cui ha vinto Coppa di Lega, Coppa di Germania e Supercoppa di Germania) e in seguito ai clamorosi ‘no, grazie' rifilati in carriera a Bayern Monaco e Manchester United.
Le idee di gioco di Rangnick e la capacità di scoprire talenti
Ralf Rangnick lo descrivono un ‘talebano' del 4-4-2, modulo che lui interpreta grazie al lavoro aggressivo di centrocampisti e attaccanti, i primi giocatori coinvolti nel suo celeberrimo marchio di fabbrica: il ‘Gegenpressing'. Vicino a Sacchi come filosofia e intensità di lavoro, e anche lui fermato in passato dallo stress proprio come l'ex collega di Fusignano (lasciò lo Schalke per esaurimento nervoso nel 2011), il tedesco predica un calcio verticale, veloce, fatto di poco possesso palla e di grandi ripartenze: esattamente il contrario di ciò che si è visto a San Siro negli ultimi anni.
Se il Milan ha puntato tutte le fiches che gli sono rimaste su Rangnick, è anche per la sua indiscutibile qualità nel trovare, far crescere, gestire e lanciare i campioni del domani: un valore aggiunto che piace molto alla società milanese e che lui ha già dimostrato di poter assicurare grazie alla scoperta di campioni come Firmino, Manè, Keita, Werner e Haaland. Con il suo arrivo, il Milan proverà a tornare competitivo nel prossimo futuro. E per farlo dovrà fare un salto nel passato e tornare ai tempi della scommessa di Berlusconi e all'arrivo di un allenatore allora poco conosciuto come, appunto, Arrigo Sacchi.
Come cambierà il Milan con Rangnick
La rivoluzione sarà totale, e non riguarderà soltanto alcune cariche dirigenziali. Il grande lavoro Rangnick dovrà infatti farlo soprattutto sul mercato perché, al momento, sono pochi i giocatori che possono essere utilizzati nel suo modulo. Escludendo Donnarumma, Romagnoli, Theo Hernandez, Bennacer e Calhanoglu, la spina dorsale del nuovo Milan, il tecnico è ora chiamato a valutare i profili più adatti per la sua filosofia di gioco: impegno che ‘Der Professor' pare si sia già preso da diverse settimane, ovvero da quando Gazidis ha dato il via ufficiale alla nuova pagina di storia rossonera. Un capitolo che i tifosi si augurano possa essere indimenticabile come quello di Arrigo Sacchi.