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Michele Criscitiello: “Ho detto all’arbitro ‘Marocchino torna a casa’, ma lui ha scritto falsità”

Criscitiello dopo la maxi-squalifica da presidente della Folgore Caratese torna alla carica e racconta quanto accaduto con l’arbitro e i calciatori della squadra avversaria. Un’occasione anche per chiarire i suoi rapporti con Gravina.
A cura di Marco Beltrami
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Michele Criscitiello non ci sta e ha già promesso battaglia. Il direttore di Sportitalia e presidente della Folgore Caratese, squadra che milita nel campionato di Serie D, ha presentato ricorso contro le pesantissime decisioni della Giustizia sportiva. Il giornalista è stato squalificato per 18 mesi, per il suo comportamento nella sfida contro il Club Milano: insulti razzisti, rissa, sputi e inseguimento all'arbitro, questo il carico di accuse per Criscitiello che si è sentito perseguitato dal presidente della FIGC Gravina, e per questo si è detto pronto a svelare documenti particolari per contrattaccare. Nel frattempo ha fornito la sua versione delle cose.

Squalifica Criscitiello, il presidente della Folgore Caratese racconta la sua verità

Il numero uno della Folgore Caratese ha parlato di "80% di falsità", con la possibilità di ricorrere a "molti testimoni che possono dire come è andata, sia con l’arbitro che con gli avversari". Infatti a suoi dire gli animi si sono surriscaldati, ma poi tutto è finito nel migliore dei modi. Per questo a suo dire non ci sono dubbi sull'esito del ricorso.

Cosa è successo tra Criscitiello, l'arbitro e i calciatori avversari

Il primo punto che Criscitiello ha voluto chiarire ai microfoni del Corriere.it è quello relativo a quanto accaduto con l'arbitro. E qui ecco l'ammissione di colpa sull'infelice epiteto utilizzato: "l mio ufficio dà sul campo, apro la finestra e contesto l’arbitro durante la partita: "‘Sto marocchino… tornatene a casa, stai rovinando la partita', questo, è vero, lo dico. Poi scendo gli vado incontro e gli dico ‘questo non è calcio, ci stai facendo prendere a calci, non sei capace', ed è finita così, non tiro alcun pugno o calcio alla porta del suo spogliatoio, non aggiungo altro". Per questo il direttore di Sportitalia sarebbe anche pronto a scusarsi con l'arbitro, a patto però che anche il direttore di gara definito "supponente e arrogante" si scusi per le presunte falsità messe a referto, con la diffamazione dietro l'angolo.

Chiuso il capitolo arbitro, Criscitiello ha poi voluto chiarire quanto accaduto con gli avversari nel parapiglia finale. Da "carnefice" a "vittima" il patron che ha spiegato: "Erano gli avversari che mi volevano aggredire, erano in 15-20 contro di me, che ero solo, tutti ragazzi da un metro e novanta, perché durante la partita erano volati insulti, ma sono cose di campo. Quelli arrabbiati erano loro perché avevano perso. Tutti inveiscono, ma nessuno mi tocca. Il comandante della polizia locale mi porta via. Tutto questo succedeva mentre parlavo con il loro allenatore, per complimentarmi con lui, perché la sua squadra è stata la migliore sino a ora vista in casa nostra. In molti lo possono testimoniare". E sui problemi in particolare con un calciatore, Criscitiello ha chiosato: "E’ il loro giocatore che è stato espulso. Mentre esce sferra un pugno alla panchina. C’è stato uno scambio di parole poco gentili fra me e lui, un ragazzo straniero. Alla fine ci siamo chiariti al bar e abbiamo bevuto una birra insieme, gli ho pure fatto i complimenti perché è davvero forte".

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Criscitiello e i rapporti con Gravina

Ma qual è allora il motivo di queste falsità? Perché potrebbe esserci un complotto dietro questa maxi-squalifica: "Da tempo mando avanti una campagna giornalistica contro Gravina (presidente della Figc, ndr). Non ce l’ho con l’uomo, ma sostengo che dopo la mancata qualificazione ai Mondiali, il caso Mancini, avrebbe dovuto dimettersi per inadeguatezza. Mi accusano di essere pro Lotito, e ora mi vogliono infangare con questa vicenda".

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