Messi vuole umiliare l’Italia, Di Lorenzo è l’ultimo baluardo: quel tunnel è un oltraggio
Sconfitta. Umiliata. Derisa. A Wembley, dove un anno fa aveva vinto gli Europei, l'Italia viene travolta e sbeffeggiata dall'Argentina che ha un altro passo, un'altra stoffa, un'altra testa, un'altra condizione atletica. Più che una Finalissima è stato un calvario per gli Azzurri, che ci hanno messo un po' di buona volontà nei primi venti minuti poi si sono sfaldati poco alla volta, consegnandosi all'avversario. Lautaro Martinez, Di Maria, Dybala e poi ancora lampi di Messi, sprazzi di classe hanno fatto sì che l'Albiceleste maramaldeggiasse, infierendo su un avversario ormai annichilito.
La scena peggiore capita quando il risultato è già al sicuro, con la selezione di Scaloni padrona assoluta del campo: le basta accelerare, non ha bisogno nemmeno di forzare la giocata, affonda come lama nel burro, fa gioco e detta legge, si sente invincibile contro una Nazionale rimasta accecata dalla polvere di stelle, senza né capo né coda, senza mordente, smarrita, la brutta/pessima copia di quella che aveva colorato d'azzurro il cielo di Londra. Ci sono buona parte dei protagonisti di allora ma è tutta un'altra storia.
E quando il pubblico di Wembley – quello di fede argentina e quello inglese che ha goduto (e come…) nel vedere la squadra di Mancini messa sotto e presa a schiaffi – ha iniziato a scandire i passaggi e le azioni dei sudamericani con gli "olè" è stato quello il momento più basso dell'incontro. L'Italia non c'era già più e quel briciolo di orgoglio che le era rimasto è stato sopraffatto dal nervosismo e dalla rabbia profonda per l'atteggiamento di scherno che stava subendo.
La situazione è precipitata, divenuta incandescente per "colpa" di Messi. Cosa ha fatto l'ex Barça? Prima s'è esibito in una finta che ha mandato in bambola Spinazzola (al rientro in Azzurro dopo l'infortunio contro il Belgio) poi, dopo una serie di tocchi e passaggi anche leziosi con i compagni di squadra, ha provato un tunnel su Locatelli.
È stato allora che Di Lorenzo ha avuto una reazione violenta a quell'atteggiamento inaccettabile, secondo il "codice d'onore" da rettangolo verde. S'è sentito deriso, mancato di rispetto e ha voluto farsi giustizia da sé affrontando il "dieci" con vigoria fisica, cercando il contatto e l'entrata dura. Ne è scaturito un parapiglia, un faccia a faccia. Cose di campo che, nel bene e nel male, ci stanno. Cose di campo che si verificano in un contesto molto triste per l'Italia. "Vedere da casa la partita di Palermo (contro la Macedonia, ndr) mi ha fatto male, non volevo credere al risultato – le parole del terzino del Napoli pronunciate a caldo ai microfoni della Rai -. Non so cosa sia da tenere e cosa meno, non siamo passati dall'essere dei fenomeni ad essere dei giocatori scarsi".