Messi stellare: il rigore diventa una punizione col VAR, ma lui sorride perché già sa come andrà
Stanotte l'Argentina si è qualificata per le semifinali di Copa America battendo seccamente l'Ecuador per 3-0. Adesso gli uomini di Scaloni affronteranno martedì prossimo la Colombia di Muriel e Zapata, che ha eliminato ai rigori l'Uruguay, mentre dall'altra parte del tabellone se la vedranno i padroni di casa del Brasile e il Perù di Lapadula. Un uomo solo ha illuminato il match di Goiânia: un fantascientifico Leo Messi.
Il fuoriclasse sta giocando la competizione da svincolato – paradosso dei paradossi, ma l'accordo col Barcellona è vicino – ed ha letteralmente preso per mano l'Albiceleste provando a colmare un vuoto in bacheca con la maglia della Nazionale, escludendo l'oro olimpico di Pechino nel 2008, che stona col suo status di giocatore consegnato all'élite di tutti i tempi.
Messi ha annichilito l'Ecuador con due assist da cineteca per i primi due gol di Rodrigo De Paul e Lautaro Martinez, prima del capolavoro personale in pieno recupero. Era il 93′ quando l'arbitro brasiliano Wilton Sampaio ha prima concesso un rigore all'Argentina per fallo su Di Maria, salvo poi ‘declassarlo' a calcio di punizione dal limite dell'area. E qui sono successe due cose, che dimostrano quanto Messi e il pallone siano due entità empaticamente connesse.
Prima ha sistemato con cura certosina la sfera, fissandola bene inginocchiato su di essa, come si fa con una cara amica cui si sta per dedicare un trattamento speciale. Poi una volta tiratosi su e in attesa del fischio dell'arbitro, ha sorriso: Messi sapeva che per lui una punizione da quella posizione è quasi come un rigore e quel sorriso era quello di chi conosceva già la fine della storia. La traiettoria del pallone è stata telecomandata, Galindez non ha avuto scampo.
Messi adesso è capocannoniere della Copa America con 4 reti ed è stato direttamente coinvolto in 8 dei 10 gol dell'Argentina nel torneo. Qualora riuscisse ad alzare la Coppa, potrebbe avanzare nuovamente la sua candidatura ad un settimo, irreale Pallone d'Oro, nonostante la stagione col Barcellona non lo abbia visto sollevare alcun trofeo.