“Messi porta rispetto, fai sempre così”: viaggio tra gli arbitri di Champions League
È la semifinale di andata della Champions League 2018-19, il Barcellona sta battendo il Livepool 1-0 al Camp Nou e le squadre stanno prendendo posto in campo per il secondo tempo. I calciatori si affrettano a mettersi in posizione, tranne uno: Lionel Messi. L'arbitro della partita, Bjorn Kuipers, non gradisce, e interviene subito: "Messi, Messi. Perché lo fai? Ogni volta è così, mostra rispetto. Ora vai!", indicandosi anche la fascia "Respect" che in Champions League campeggia sulle maniche di calciatori e arbitri. La "Pulce" deciderà poi il match con una doppietta, raggiungendo quota 600 gol con il Barcellona, ma il risultato finale (3-0) non basterà a impedire al Liverpool di rimontare nel match di ritorno ad Anfield e guadagnarsi un posto in finale contro il Tottenham, poi vinta.
"Man in the Middle", il nuovo documentario sugli arbitri
L'audio del dialogo tra Kuipers e Messi è stato diffuso, insieme a tanti altre comunicazioni, aneddoti e retroscena, nel primo episodio del nuovo documentario della Uefa "Man in the middle". Quattro puntate a cadenza settimanale che ripercorrono la vita professionale e privata di 16 arbitri di 11 paesi diversi nel periodo tra febbraio 2019 e agosto 2020, coprendo quindi la fase finale della Champions League 2018-19 e tutta la scorsa edizione, segnata dal Covid-19. "È un'opera molto importante per la Uefa e per la nostra famiglia arbitrale", ha dichiarato il presidente della commissione arbitri europea, Roberto Rosetti. "Il documentario – ha aggiunto – racconta la professionalità, la motivazione e la dedizione di alcuni dei migliori ufficiali di gara europei, e mostra il lato umano delle giacchette nere al di là di quello che vedono in campo giocatori e tifosi".
L'infortunio di Kuipers in Barcellona-Liverpool
Tra le scene "non viste", appunto, c'è anche l'infortunio che stava per costringere Kuipers al forfait proprio pochi minuti dopo l'inizio di quel Barcellona-Liverpool. "Il muscolo si è bloccato dopo appena tre minuti", dice l'arbitro olandese ai suoi colleghi nello spogliatoio durante l'intervallo. La squadra decide però di andare avanti e portare a termine la gara senza sostituzioni. "Non rimpiango la mia scelta – conclude Kuipers – ma è stato rischioso". Rosetti conferma: "L'indicazione di solito è, se un arbitro non sta bene, quella di farsi da parte. Bjorn è esperto, è stato coraggioso, ha potuto farlo perché conosce i suoi limiti".
La rivoluzione Var vista dagli arbitri
Lo stesso designatore Uefa si esprime poi sui risvolti che la rivoluzione Var ha avuto sugli arbitri. "Prima della tecnologia – dice – il processo mentale era più semplice: prendi una decisione, e poi dimenticatene, perché tra poco ce ne sarà un'altra da prendere". Adesso invece c'è una nuova fase da affrontare, di attesa e coordinamento con l'arbitro al monitor. Una rivoluzione alla quale si sono dovuti adeguare tutti gli arbitri intervenuti nel primo episodio del documentario: il turco Cüneyt Çakır, che nell'altra semifinale, Manchester City – Tottenham, ha prima convalidato il gol di Llorente viziato – forse – da un fallo di mano ("Non lo vedo, non vedo nessun tocco"), e poi annullato per fuorigioco di Aguero la rete di Sterling che all'ultimo minuto aveva regalato la finale agli uomini di Guardiola.
Anche il francese Clement Turpin ha avuto a che fare con i Citizen, convalidando un gol inizialmente annullato a Sane per offside: "Mentre aspetti la comunicazione del Var, gli occhi di tutti sono su di te. Il linguaggio del corpo è fondamentale, devi dimostrarti calmo, sicuro, in controllo". "Il Var non è perfetto, ma ci fa mettere da parte il nostro ego", dice Damir Skomina, arbitro della finale tra Liverpool e Tottenham. A lui l'onore del primo intervento della tecnologia in Champions League, per sanzionare un fuorigioco in occasione di un gol dell'Ajax contro il Real Madrid. "Siamo contenti di non essere più sulle prime pagine dei giornali, additati di aver eliminato questa o quella squadra", dichiara sollevato il fischietto sloveno.
Le difficoltà con il fallo di mano
Sui falli di mano è lo stesso Kuipers ad ammettere la difficoltà di valutazione per un arbitro. "Capita quando meno te l'aspetti, e poi è complicato valutare se le braccia sono in una posizione innaturale o meno". Per questo, quando il Var Danny Makkelie lo richiama per un sospetto tocco di mano di Rose sempre in Tottenham-City, la sua reazione iniziale è "controllate pure quando volete, non è mai rigore". E invece lo era, e – dopo una on field review – Kuipers non può far altro che fischiarlo. È una vera e propria rivoluzione psicologica per gli arbitri, che aiuta anche a mantenerli umili, come ribadito più volte da Rosetti durante i meeting periodici. Ma – ci tiene a sottolineare sempre il designatore Uefa – senza delegittimarli: "Vogliamo che l'arbitro resti al centro della decisione, non il Var".